"La Latteria Sociale Valtellina ha adottato un nuovo Regolamento di conferimento, riassunto in tre concetti: allevamento sostenibile, specificità montana, prodotti di qualità garantita."
Per la Latteria Sociale Valtellina, la più importante realtà lattiero-casearia della provincia di Sondrio, prova vivente della vivacità di un sistema cooperativistico che ha retto alla crisi che ha travolto il settore giusto un anno fa uscendone rafforzato, il 2017 rappresenta un nuovo inizio che coincide con l’avvio del regolamento di conferimento presentato il 24 maggio scorso, nella sala riunioni del caseificio di Delebio, in un incontro pubblico, alla presenza dell’assessore regionale all’Agricoltura Gianni Fava. Gli impegni assunti dagli allevatori di Valtellina, Valchiavenna, Alto Lario e Triangolo Lariano nel nuovo regolamento di conferimento si riassumono in tre capisaldi:
- allevamento sostenibile,
- specificità montana,
- prodotti di qualità garantita,
a loro volta declinati in azioni da promuovere. Un percorso virtuoso che nessun’altra realtà lattiero-casearia in Lombardia ha intrapreso, un patto tra allevatori e consumatori sotto la bandiera della qualità. Sempre fedele al suo passato, in memoria dei suoi inizi da Latteria turnaria di paese, la Latteria Sociale Valtellina, 113 aziende conferenti, 112 dipendenti, 34 milioni di litri di latte lavorato e un fatturato che sfiora i 30 milioni di euro, si apre al futuro.
Il nuovo regolamento, risultato del lavoro svolto dai soci, è stato introdotto dal direttore Marco Deghi. Benessere animale e salvaguardia ambientale vanno a braccetto per una cooperativa che supera il concetto di chilometro zero, perché le distanze che l’automezzo che raccoglie il latte deve percorrere ogni mattina sono lunghe per raggiungere tutti i conferenti, compresi quelli con stalle oltre i mille metri di quota. Il latte di montagna viene raccolto in montagna, secondo quanto prescritto da un apposito regolamento dell’Unione europea al quale si conforma, unica in Lombardia, la Latteria Sociale Valtellina. “Il nostro è un latte che si distingue per il maggior contenuto di caseine, proteine e grasso - ha sottolineato il direttore Deghi presentando le analisi di Clal. Ha caratteristiche nutritive migliori rispetto a quello prodotto nel resto della Lombardia, pure di alta qualità”.
Dal latte puro di montagna, raccolto nelle oltre cento aziende conferenti, nascono i prodotti della Latteria Sociale Valtellina: 22 formaggi a pasta semidura, in larga maggioranza rappresentati dal Valtellina Casera Dop, otto a pasta morbida, con il Piattone che rappresenta quasi il 60% della produzione, cinque di latte caprino, ricotta fresca, panna e burro, oltre a tre tipologie di latte fresco. Sette le unità operative con i due caseifici di Delebio e Postalesio, nella bassa e media Valtellina, le latterie Alto Lario e Bellagio, in provincia di Como, il Crotto Ombra in Valchiavenna, il caseificio Alpi Bitto ad Albaredo, nelle Orobie valtellinesi, e la latteria Carden al passo dello Spluga, al confine con la Svizzera.
Il nuovo regolamento di conferimento, illustrato dal giovane socio Stefano Rumo, neo consigliere di amministrazione, indica una serie di comportamenti individuati dagli stessi allevatori quali ottimali per affermare l’immagine dei prodotti della Latteria Sociale Valtellina e vincere sul mercato. Cinque punti chiave per affermare il nuovo corso: tracciabilità, rimonta interna, alimentazione, benessere animale, alta qualità. Sulla tracciabilità i soci conferenti hanno introdotto una serie di controlli diretti sul latte più rigidi rispetto alla normativa vigente. Il bestiame destinato alla rimonta interna deve essere nato e allevato nell’ambito delle aziende stesse: una vera e propria rivoluzione che soltanto il Consorzio di tutela del Parmigiano reggiano ha introdotto. Per i soci della cooperativa valtellinese essere allevatori significa crescere e accudire i propri capi di bestiame come fossero componenti della famiglia. Ma anche un ritorno al passato per una valle che, fino agli anni Settanta, vendeva il proprio bestiame in tutta Italia. Per l’alimentazione l’obiettivo per ciascuna azienda è quello di tendere all’autosufficienza foraggera, mentre l’utilizzo della sostanza secca viene limitato ai prodotti provenienti da aree montane. Le migliori condizioni di allevamento con spazi adeguati per consentire il movimento e il relax degli animali, mungiture regolari, cure per prevenire le malattie sono solo alcune delle azioni, conformi al contenuto del disciplinare CReNBa, il Centro di Referenza Nazionale per il Benessere Animale dell’Istituto Zooprofilattico di Lombardia ed Emilia Romagna, adottate dalle aziende conferenti. L’alta qualità del latte sarà garantita dai valori, relativi a germi e cellule somatiche, ai quali gli allevatori dovranno attenersi.
Positivo il giudizio dell’assessore regionale Fava che è intervenuto a chiusura dell’incontro. “La nuova modalità di conferimento del latte da un lato e i comportamenti aziendali dall’altro - ha sottolineato - vanno nella direzione di incontrare le richieste di un pubblico sempre più esigente, che chiede qualità, certificazione della provenienza delle materie prime e la garanzia che gli animali siano trattati in modo adeguato. Si tratta di una proposta intelligente che guarda a quello che sta succedendo fuori con grande interesse. L’obiettivo è sempre lo stesso: vincere sui mercati, innovando, senza dimenticare da dove si è partiti».
Parole che, agli allevatori presenti, sono suonate come un apprezzamento ma anche come uno stimolo a percorrere con determinazione la strada della qualità di montagna: una nuova sfida per vincere sul mercato.