Economia e mercati

ISMEA le tendenze del lattiero-caseario nel 2017

ISMEA le tendenze del lattiero-caseario nel 2017

Pubblicato il report ISMEA sulle tendenze del settore lattiero-caseario relativo all'anno 2017

Il settore lattiero caseario sta mostrando segni di ripresa dopo la crisi provocata dall'abolizione delle quote comunitarie in concomitanza con l'embargo russo e il sensibile rallentamento delle importazioni cinesi. A partire dal secondo trimestre 2017 sono stati registrati i primi segnali di crescita dei prezzi europei che sono proseguiti per tutta l'estate fino a portare le quotazioni dei prodotti lattiero caseari agli attuali livelli. In particolare, a settembre sono state raggiunte quotazioni record per il burro (+64% rispetto allo stesso mese dello scorso anno sul mercato tedesco) e significative variazioni a due cifre sono state registrate per i formaggi (+21% per l'edamer tedesco) e il latte intero in polvere (+22% su base tendenziale). i listini del latte scremato in polvere hanno mostrato invece una tendenza opposta (-17% rispetto a settembre 2016), a causa sia del livello degli stock immagazzinati (375 mila tonnellate a fine luglio) sia per la minore competitività rispetto a Stati Uniti e Oceania dovuta al cambio euro/dollaro.

Gli incrementi dei listini delle materie grasse hanno spinto verso l'alto anche i prezzi alla stalla in tutti i grandi bacini di produzione. In particolare, nel mese di luglio il prezzo medio UE del latte crudo si è attestato su un valore di 34,2 euro/100 kg, pari a un aumento del 33% rispetto all'anno precedente e del 7% della media degli ultimi cinque anni.

innescare l'inversione di tendenza è stato soprattutto l'aumento della domanda di prodotti lattiero caseari da parte dei principali paesi importatori. La Cina torna ad essere il motore del mercato mondiale, soprattutto con riferimento alle importazioni di polveri (rispettivamente +6% per le il latte intero e +26% per il latte scremato nel periodo gennaio-luglio 2017), nonché per i formaggi e il burro (+21% e +7%).

Nel prossimo decennio, secondo le previsioni Ocse-Fao, è atteso a livello mondiale un costante aumento del consumo pro capite di lattiero caseari (+1,8% annuo) e ne conseguirà una crescita delle importazioni, soprattutto da parte dei paesi in via di sviluppo (Cina, Corea del Sud, Africa). Per quanto riguarda la Russia, nonostante la ripresa attuale delle importazioni (soprattutto burro, con il 27% in più nei primi sette mesi del 2017), le previsioni di lungo periodo indicano che l'aumento della produzione interna di latte e la riduzione del tasso di crescita della popolazione possano determinare una nuova contrazione dei flussi commerciali.

Il dinamismo internazionale si è riflesso anche sul funzionamento del mercato interno e, dopo i minimi registrati lo scorso anno, il prezzo del latte alla stalla è risalito in estate (38,15 euro/100 litri ad agosto), mettendo a segno una variazione tendenziale a due cifre. La ripresa del mercato lattiero caseario nazionale è evidenziata dall'andamento dell'indice Ismea dei prezzi all'origine (base 2010), che ha chiuso i primi nove mesi del 2017 con un incremento del 14%, anche grazie a una straordinaria ascesa del burro e, seppure in misura più contenuta, dei formaggi duri (indice+77% e +7% rispettivamente).

Scendendo nel dettaglio dei singoli prodotti, i formaggi grana, pur avendo mostrato una certa staticità nel passaggio tra i mesi estivi e quelli autunnali, continuano a far registrare quotazioni nettamente superiori a quelle dello scorso anno. Il Grana Padano ha aperto l'anno con una quotazione di 7,30 euro/kg e, pur avendo progressivamente perso terreno, ha evidenziato nel complesso dei nove mesi una variazione superiore al 7% su base tendenziale.

La ripresa del mercato nazionale è stata favorita da un ulteriore rafforzamento dell'export: dopo gli straordinari risultati dello scorso anno, anche nel 2017 l'Italia si conferma il quarto paese player a livello mondiale, dietro Germania, Francia e Paesi Bassi, con ben 239 mila tonnellate di formaggi esportati in sette mesi a fronte di oltre 1,5 miliardi di euro di introiti (+7,3% in volume e +9,4% in valore rispetto a gennaio-luglio 2016).

I formaggi made in Italy hanno realizzato performance molto positive in tutti i principali mercati di sbocco, recuperando terreno anche negli Stati Uniti (+2,3% in valore nei primi sette mesi del 2017) nonostante la supremazia dell'euro. Si rivelano altresì promettenti alcuni mercati d'oltreoceano, in particolare Giappone e Canada (rispettivamente +16% e +15% in valore), dove i prodotti italiani riescono ad avere un posizionamento elevato in termini di prezzo medio. Sul fronte della domanda interna il settore lattiero caseario non ha evidenziato performance entusiasmanti, confermandosi l'unico settore con la spesa ancora in calo nel 2017 (-0,7% rispetto ai primi nove mesi del 2016) a fronte di una generalizzata tendenza alla ripresa dei consumi alimentari. Esistono, tuttavia, dei segmenti in controtendenza ed estremamente dinamici: ad esempio, yogurt bio e latte fresco bio (rispettivamente +17% e +7%), latte ad alta digeribilità, yogurt magro e formaggi freschi, in alcuni casi con variazioni anche a due cifre sia con riferimento allo scorso anno che rispetto alla prima metà dell'anno corrente.

Ne emerge che il contenuto di innovazione, la realizzazione di processi produttivi rispettosi dell'ambiente e del benessere animale, nonché lo sviluppo di referenze in linea con l'atteggiamento salutistico dei consumatori rappresenteranno politiche di differenziazione vincenti nel prossimo futuro.

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