Gli allevatori di latte negli Stati Uniti, in queste ultime settimane, si sono trovati a dover buttare migliaia di litri di latte a causa delle numerose interruzioni nella catena di approvvigionamento. “Le chiusure di massa di ristoranti e scuole hanno costretto un improvviso passaggio dal mercato dei servizi di ristorazione a negozi di alimentari al dettaglio, creando incubi logistici e di confezionamento per le industrie di trasformazione di latte, burro e formaggio”, ha riferito P.J. Huffstutter di Reuters.
Nonostante la forte domanda di alimenti di base, come i prodotti lattiero-caseari, in questo periodo emergenziale della pandemia di coronavirus, negli Stati Uniti, la filiera del latte ha visto una serie di blocchi che ha impedito agli allevatori di immettere i loro prodotti sul mercato.
Ci sono difficoltà nella logistica: i vari operatori stanno facendo di tutto per incrementare i loro servizi, acquisendo un numero maggiore di mezzi e chiamando nuovi conducenti per riuscire a trasportare i prodotti lattiero-caseari. Allo stesso tempo, il settore risente anche delle problematiche sulle dinamiche dell’import-export su scala globale. Il settore lattiero-caseario, nel panorama delle industrie alimentari, è tra quelli colpiti più duramente e subito, rispetto ad altri comparti, trattando prodotti altamente deperibili.
La domanda da parte dei consumatori però è molto forte, perché restando a casa durante la pandemia hanno aumentato il tempo da dedicare alla cucina. Questa impennata della domanda ha portato anche ad incrementi dei prezzi medi del latte al dettaglio (aumentato di oltre il 10%), sempre secondo i dati Nielsen. Tuttavia, si ritiene che gli acquisti “di panico” potrebbero rallentare nel corso delle prossime settimane.
Questo quadro ha pesanti influenze sugli allevatori: tanti quelli che in queste settimane si trovano costretti a buttare grandi quantità di latte per impossibilità di trasportarlo verso i mercati. Si assiste quindi ad un paradosso, da una parte ci sono scaffali dei negozi di alimentari quasi vuoti, e dall’altra parte gli allevatori che versano via il latte.
Un’altra sfida legata all’improvviso spostamento della domanda dai ristoranti ai negozi di alimentari riguarda i sistemi di imballaggio, che anch’essi devono cambiare.
“Circa la metà del budget alimentare dei consumatori statunitensi è generalmente speso in ristoranti, ora questo canale è chiuso e vanno trovate alternative”, ha dichiarato Matt Gould, direttore della pubblicazione commerciale Dairy & Food Market Analyst. Tuttavia la strada non è facile. Ci vorrebbero milioni di dollari, ad esempio, per installare nuove attrezzature per modificare una linea di produzione da impianto di produzione di fette di formaggi per fast-food alla produzione di formaggio in spicchi per il retail. Analogamente non è semplice passare dalle confezioni da 5 Kg di formaggio grattugiato destinati ai servizi alimentare ai sacchetti dai 200 grammi da vendere nei negozi al dettaglio.
Intanto, come anticipato, il governo Usa ha lanciato un piano da 19 miliardi di dollari per sostenere il settore.