Pubblicato da ISMEA il report sulla congiuntura del settore agroalimentare del primo trimestre 2024. Il report mostra che il settore agroalimentare italiano, nel corso del primo trimestre 2024, ha dimostrato una buona capacità di resilienza e di crescita, seppur all’interno di un contesto internazionale caratterizzato ancora da forti tensioni sul quadro geopolitico, con conseguenze importanti sulle rotte commerciali e sui costi di spedizione delle merci. Il quadro, infatti, mostra una crescita delle esportazioni agroalimentari italiane nel mondo, e una performance positiva per quanto riguarda la produzione industriale del settore alimentare. Si osserva anche un calo dei prezzi dei prodotti agricoli, attenuando le pressioni inflazionistiche. Rimane tuttavia stagnante la domanda interna, a cui si accompagna una leggera flessione del numero di occupati nel settore agricolo.
L’AGROALIMENTARE ITALIANO NEL CONTESTO ECONOMICO
In generale, il 2024 si apre con una leggera flessione dei costi di produzione per il settore agroalimentare italiano: l’indice Ismea dei prezzi dei mezzi correnti per il primo trimestre 2024 prosegue nella tendenza al ribasso che ha caratterizzato lo scorso anno, con un valore medio in calo del -5,7% su base tendenziale e del -0,9% in meno rispetto al quarto trimestre 2023, grazie soprattutto alla contrazione dei prezzi di mangimi, prodotti energetici e concimi. Tuttavia, il valore dell’indice rimane su livelli elevati, +27% rispetto al primo trimestre 2019.
Sul fronte dei prezzi dei prodotti agricoli, il valore medio dell’indice Ismea segna un aumento del +1,4% rispetto al corrispettivo del primo trimestre 2023, ma risulta in calo -4,7% rispetto al dato relativo allo scorso trimestre, a causa soprattutto di una flessione che ha riguardato i prezzi dei prodotti vegetali (-6,7%).
In crescita anche la produzione industriale nel settore alimentare, con l’indice destagionalizzato che, per primo trimestre 2024, registra un valore medio superiore del +1,4% rispetto al quarto trimestre 2023.
Per quanto riguarda l’occupazione, a fronte di una crescita generale nel contesto economico nazionale per il primo trimestre 2024, il settore agricolo vede una leggera contrazione del -1,4% rispetto ai livelli del quarto trimestre 2023, soprattutto per quanto riguarda i lavoratori dipendenti (-2%), a fronte di una stabilità per i lavoratori indipendenti.
Sul fronte dei commerci, prosegue la crescita delle esportazioni agroalimentari italiane segnando, nel solo primo trimestre 2024, un valore di 17 miliardi di euro, in aumento del +6,8% su base annua. Crescono le esportazioni per tutti i principali prodotti, sia in valore che in volume; tra questi, da segnalare un’inversione di tendenza per i vini in bottiglia, che registrano, per i primi due mesi del 2024, un aumento del +9,6% per i valori e del +11,5% per i volumi esportati rispetto a gennaio-febbraio 2023. Cresce in termini tendenziali anche il valore delle importazioni (+5,5%), anche se si registra un calo del -1,9% su base congiunturale. Di conseguenza, migliora il surplus della bilancia commerciale agroalimentare italiana, +1,6 miliardi di euro rispetto al primo trimestre 2023, per un avanzo complessivo del settore pari a 99 miliardi di euro.
MERCATI DELLE PRINCIPALI FILIERE
Cereali – Per il frumento duro, la quotazione vede una flessione, ad aprile 2024, del -9% rispetto a inizio campagna (luglio 2023) e del -10% rispetto ad aprile 2023, ma un aumento del +40% rispetto ad aprile 2019; nonostante a livello mondiale si stima un recupero della produzione per la campagna 2024/25 rispetto all’andamento negativo dello scorso anno, a livello italiano le difficili condizioni climatiche e la siccità occorsa nelle principali regioni produttive, oltre al calo delle superfici investite, prefigurano un risultato negativo anche per il raccolto nazionale 2024. Per il frumento tenero, il prezzo della granella registra, ad aprile 2024, un aumento del +0,3% rispetto a luglio 2023 (inizio campagna), a fronte di un calo del -15% rispetto ad aprile 2023, mentre si attesta su un valore superiore del +10% in confronto ai livelli pre-Covid di aprile 2019. A differenza del frumento duro, per il frumento tenero le previsioni di produzioni in crescita a livello mondiale per la prossima campagna 2024/25 dovrebbero essere riscontrate anche in Italia, con un +5-7% di aumento produttivo rispetto al raccolto dello scorso anno.
Ortofrutta – La contrazione della produzione in Italia e negli altri paesi produttori, causata dalle anomalie climatiche, ha comportato un aumento dei prezzi all’origine dei prodotti ortofrutticoli, del +8% su base annua per quanto riguarda il confronto tra il primo trimestre 2024 e il primo trimestre 2023, con aumenti nel dettaglio di +6% per frutta e agrumi e +10% per ortaggi e patate. D’altra parte, si registra un calo dell’indice dei prezzi dei mezzi correnti di produzione per i prodotti ortofrutticoli, -1,2% su base congiunturale e -2,3% su base annua, soprattutto per quanto riguarda fertilizzanti e concimi, a fronte di una crescita dei prezzi di sementi e piantine, manodopera e tariffe delle lavorazioni conto terzi. Migliora il saldo della bilancia commerciale ortofrutticola, +6% su base annua, grazie all’aumento dei prezzi (+13%) che compensano i cali nelle quantità esportate (-2%), in confronto al primo trimestre 2023. Cresce anche la spesa delle famiglie italiane per gli ortofrutticoli, +2,1% in confronto al primo trimestre dello scorso anno, anche in questo caso a causa dell’aumento dei listini al dettaglio (+6,4%), mentre calano del -4,1% le quantità acquistate.
Vino – I dati delle dichiarazioni di produzione diffusi da Agea attestano la produzione della vendemmia 2023 sui 38,3 milioni di ettolitri (-23,2% rispetto all’anno precedente), al minimo dal Dopoguerra; ciononostante, l’Italia resta il principale esportatore mondiale di vino in termini di volume, con 21,4 milioni di ettolitri, -1% rispetto allo scorso anno e -0,8% in valore, contenendo le perdite rispetto a Francia e Spagna, che registrano flessioni più consistenti per quanto riguarda le esportazioni. Calano anche i consumi interni, anche a fronte della risalita dei listini, conseguente alla scarsa vendemmia 2023. In particolare, crescono del +31% i prezzi dei vini bianchi e del +40% quelli dei rossi.
Olio – Le stime sui dati Agea di marzo 2024 fissano i livelli produttivi a 328mila tonnellate, il +36% rispetto all’anno precedente, grazie soprattutto al raccolto in Puglia. Forte crescita per i prezzi alla produzione, che si trasferiscono sui prezzi al consumo, con incrementi che portano l’extravergine italiano a 9,57 €/kg per il mese di marzo 2024, mentre in Spagna superano gli 8 €/kg.
Carni – A seguito della riduzione della produzione di carne bovina nel 2023, i primi due mesi del 2024 registrano un aumento delle macellazioni del +15% rispetto a gennaio-febbraio 2024. Restano alti i costi di produzione, in virtù dell’alto livello dei prezzi dei capi da ristallo in ambito UE; in particolare, i livelli record raggiunti a marzo 2024 mettono a dura prova le attività di ristallo. A livelli elevati anche i prezzi dei vitelloni per i primi quattro mesi del 2024 (+1,8% rispetto allo scorso anno). In merito ai consumi, si registra una flessione nella spesa domestica di carni bovine (-5,3% in termini di volume e -2,9% in termini di valore su base annua). Per le carni avicole, il 2023 ha registrato una ripresa dei consumi rispetto al 2022, con un aumento anche nei consumi pro-capite, che tuttavia non è proseguito nel primo trimestre 2024 con una riduzione degli acquisti domestici del -2,9% su base tendenziale. I prezzi, nel 2023, sono calati in media del -12% rispetto al 2022, una tendenza che è proseguita anche nei primi due mesi del 2024, toccando il livello di 1,06 €/kg nel mese di febbraio; successivamente, a marzo, si è osservato un lieve recupero dei prezzi, che hanno raggiunto i 1,10 €/kg. Le problematiche relative alla PSA portano a una congiuntura particolarmente critica per le carni suine, per le quali le macellazioni sono registrate in flessione, nella quasi totalità degli Stati membri, anche per i primi mesi del 2024 (-1,8% su base tendenziale per il primo trimestre 2024). D’altra parte, la minore disponibilità di prodotto si riflette in un aumento dei prezzi e nell’aumento degli acquisti dall’estero di carni suine per il consumo fresco (+3,2% in volume). Sul fronte della domanda interna, continua a perdere quota la carne suina nel carrello della spesa delle famiglie italiane (-6% in volume nel primo trimestre 2024 rispetto all’anno precedente), soprattutto per il livello ancora elevato dei prezzi, con un -5,1% dei volumi di salumi acquistati, dove si osservano penalizzazioni soprattutto per i prodotti Dop (-8% in volume per il Parma Dop).
Lattiero-caseari – Riprende, in linea con gli altri paesi UE, la produzione di latte italiana, per un aumento del +2,4% in termini di volumi per i primi due mesi del 2024 in confronto a gennaio-febbraio 2023. La maggiore produzione si è tradotta in una flessione del prezzo alla stalla, in media a 46,4 €/100 kg per il mese di febbraio, -13% rispetto all’anno precedente; tuttavia, la situazione degli allevamenti è mitigata dalla riduzione dei prezzi degli input produttivi, -15% per il primo trimestre 2024 secondo l’indice Ismea dei mezzi correnti, a seguito di forti ribassi dei prezzi dei mangimi e dei prodotti energetici. Per quanto riguarda l’ingrosso, si osserva un generale calo nei listini in confronto al primo trimestre dello scorso anno, ma una ripresa su base congiunturale: per il Grana Padano “giovane”, il prezzo del primo trimestre 2024 vede un calo del -2,4% su base annua, ma una crescita del +3,5% rispetto al quarto trimestre 2024, dinamica analoga a quella del Parmigiano Reggiano stagionatura 12 mesi, -2,9% su base tendenziale e +3,9% su base congiunturale. I primi dati sugli scambi con l’estero nel 2024, relativi al mese di gennaio, confermano inoltre le tendenze in crescita del 2023 per le esportazioni di formaggi e latticini italiani. In riferimento ai consumi interni, la spesa delle famiglie italiane in prodotti lattiero-caseari per il primo trimestre 2024 vede un calo del -2,6% su base annua in termini di valore, a fronte di una flessione del -1,6% per i volumi. Nel dettaglio, cala del -7,4% in termini di volume la spesa per il latte fresco, mentre cresce il consumo di formaggi freschi, yogurt e formaggi industriali.
CONSUMI
Secondo i dati dell’Osservatorio sui consumi alimentari Ismea-NielsenIQ, il costo del carrello alimentare nel primo trimestre 2024 è pari a quello del primo trimestre 2023. Si registra un aumento della spesa per ortofrutticoli (+2,5% gli ortaggi e +1,6% la frutta), olii vegetali (+18%), uova (+2,1%), derivati dei cereali (+0,8%) e bevande, tra le quali fa eccezione il vino che registra un calo, su base tendenziale, del -2,5%. Flessione anche per la spesa di carni (-3,1%), prodotti ittici (-3,8%), lattiero-caseari (-2,6%) e salumi (-1,7%).
A livello territoriale, si registra una crescita della spesa nel Nord-est (+1,4%), mentre la flessione maggiore nei consumi riguarda il Sud, con un calo del -1,4% su base annua.
Il 23% degli acquisti, in termini di valore, è registrato negli ipermercati. Cresce la quota del discount, che raggiunge il valore del 22% (+0,6% rispetto al primo trimestre 2023), mentre cala di un punto percentuale la quota dei liberi servizi, che perdono il -7,4% del fatturato. Mantiene la quota del 9% in valore il canale tradizionale, pur registrando complessivamente una perdita di fatturato del -8,2% su base tendenziale. Battuta d’arresto per gli acquisti di generi alimentari e bevande sui canali digitali, che mantengono il peso del 2,6% sul totale dei canali distributivi ma vedono una contrazione del -4,6% del valore della spesa.
LE OPINIONI DELLE IMPRESE AGROALIMENTARI
L’indice del clima di fiducia (ICF) dell’agricoltura elaborato dall’Ismea vede un peggioramento sia su base congiunturale (-3,0 punti rispetto al quarto trimestre 2023) sia su base tendenziale (-6,6 punti rispetto al primo trimestre 202), attestandosi su un valore di -3,6 (in una scala compresa tra -100 e +100) per il primo trimestre del 2024. Pesano soprattutto l’instabilità e l’incertezza legata al contesto internazionale, in particolare ai conflitti in corso. Nonostante questo, si registra un miglioramento della componente dell’indice che esprime la percezione dell’andamento degli affari futuri, +0,3 punti rispetto al quarto trimestre 2023 e +2,2 punti in confronto al primo trimestre dello scorso anno. In termini territoriali, l’indice di fiducia più basso è registrato ancora una volta dalle imprese del Centro (-8,3 punti), mentre tra i diversi settori gli imprenditori più pessimisti sono coloro che operano nel settore dei seminativi (-13,5 punti), mentre la fiducia è maggiore tra gli imprenditori del settore olivicolo (+7,6 punti).
Seppur in calo del -4% rispetto allo scorso trimestre, resta alta la percentuale di imprese agricole che, tra quelle intervistate, dichiara di avere incontrato difficoltà nella gestione dell’attività aziendale nel quarto trimestre (38%), a causa soprattutto dell’aumento dei costi correnti e del peggioramento delle condizioni meteorologiche.
Cresce invece l’indice del clima di fiducia per l’industria alimentare, sia su base congiunturale (+12 punti rispetto al quarto trimestre 2023) sia su base tendenziale (+8,5 punti rispetto al primo trimestre 2023), attestandosi su un valore di +10,9 punti per il primo trimestre 2024. Aumenta, nel dettaglio, l’ottimismo riguardo le aspettative di produzione, anche se peggiora la fiducia circa l’andamento delle scorte. Anche per l’industria alimentare, le imprese meno ottimiste sono quelle situate al Centro (+1,2 punti), mentre le più ottimiste sono quelle del Nord-ovest (+11,1 punti). Tra i pessimisti, a livello settoriale, gli imprenditori dell’industria di lavorazione e conservazione del pesce (-11,9 punti) e del settore vitivinicolo (-9,5 punti).
Per l’industria alimentare, il 28% degli operatori dichiara di aver incontrato difficoltà nella gestione dell’impresa durante il primo trimestre del 2024, percentuale in calo del -30% rispetto a quella del primo trimestre dell’anno scorso, soprattutto per i costi delle materie prime e per il calo della domanda.
Maggiori dettagli nel report in allegato.