Pubblicato da ISMEA il report sulla congiuntura del settore agroalimentare del secondo trimestre 2024. In un quadro internazionale che ha registrato una generale crescita economica nei primi mesi dell’anno, condizionato tuttavia dal peggioramento delle previsioni relative agli scambi commerciali dei prossimi mesi a causa del prolungarsi delle tensioni internazionali, l’analisi mostra un andamento favorevole per il settore agroalimentare italiano, grazie all’aumento delle esportazioni di tutti i principali prodotti nazionali e alle performance positive registrate dalla produzione industriale nel settore alimentare. Sostanzialmente stabile la domanda interna di prodotti alimentari.
L’AGROALIMENTARE ITALIANO NEL CONTESTO ECONOMICO
In generale, il secondo trimestre 2024 vede una stabilità dei costi di produzione per il settore agroalimentare italiano: l’indice Ismea dei prezzi dei mezzi correnti per il secondo trimestre 2024 resta invariato su base congiunturale, mentre si registra un calo su base tendenziale, con un valore del -5,4% inferiore rispetto a quello del secondo trimestre 2023, a causa soprattutto della contrazione dei prezzi di mangimi e concimi.
Sul fronte dei prezzi dei prodotti agricoli, il valore medio dell’indice Ismea registra un calo del -5,1% rispetto allo scorso trimestre, a causa soprattutto di una flessione che ha riguardato i prezzi dei prodotti vegetali (-8,3%), mentre rimane sostanzialmente stabile (-0,1%) rispetto al valore assunto nel secondo trimestre 2023.
Cresce invece, su base congiunturale, l’indice della produzione industriale del settore alimentare, che a maggio registra un aumento del +0,4% rispetto al valore dello scorso trimestre, mentre si osserva un calo del -1,9% su base annua.
Per quanto riguarda l’occupazione, i dati Istat riferiti al primo trimestre 2024 (gli ultimi disponibili) indicano una riduzione del -2,9% degli occupati in agricoltura rispetto ai primi tre mesi del 2023, condizionata soprattutto da un calo dei lavoratori indipendenti (-5,1% su base annua), mentre più contenuta è la riduzione del numero dei lavoratori dipendenti (-1,0%).
Sul fronte dei commerci, prosegue la crescita delle esportazioni agroalimentari italiane segnando, nei primi cinque mesi del 2024, un valore complessivo di 28,5 miliardi di euro di prodotti agroalimentari esportati, in aumento del +8,5% su base annua. Crescono le esportazioni per tutti i principali prodotti, sia in valore che in volume; tra questi, prosegue la crescita delle esportazioni dei vini in bottiglia avviata nel primo trimestre, che registrano, tra gennaio e aprile del 2024, un aumento del +6,1% per i valori e del +7,5% per i volumi esportati rispetto allo stesso periodo del 2023. Aumenta anche il valore delle importazioni agroalimentari (+2,5% su base tendenziale), soprattutto a causa dell’aumento del valore degli acquisti di olio extravergine di oliva (+41,5% su base annua), prosciutti e spalle freschi o surgelati (+11,6%), caffè non torrefatto (+3,0%) e bovini vivi (+2,8%). Nel complesso, il saldo della bilancia commerciale agroalimentare resta positivo, e migliora rispetto ai primi cinque mesi del 2023 (+1,4 miliardi di euro).
MERCATI DELLE PRINCIPALI FILIERE
Cereali – nel corso del mese di luglio, mese di avvio della campagna 2024/25, le quotazioni del frumento duro e del frumento tenero hanno registrato andamenti opposti. In particolare, il prezzo del frumento duro nazionale ha visto una riduzione di più di 12 euro/ton tra la prima e l’ultima settimana del mese, quando la quotazione si è attestata a 302,00 euro/ton, per un valore medio di 307,47 euro/ton, -9,6% rispetto allo scorso anno. Questa dinamica è supportata da previsioni in crescita per la produzione mondiale, soprattutto per aumenti produttivi attesi in Canada e Stati Uniti, mentre le difficili condizioni meteorologiche nel Sud Italia determineranno una significativa riduzione delle rese, a fronte di un aumento della qualità e del contenuto proteico della granella. Per il frumento tenero, il mese di luglio registra una crescita del prezzo nazionale tra la prima e l’ultima settimana, con un prezzo medio di 220,72 euro/ton, inferiore tuttavia del -4,7% rispetto allo scorso anno. A livello globale, le stime indicano una sostanziale stabilità dell’offerta, per effetto di un previsto aumento del raccolto nordamericano e di una stima di contrazione delle produzioni russa e ucraina, mentre sul piano nazionale italiano permangono preoccupazioni sia sul livello quantitativo che qualitativo dell’offerta.
Ortofrutta – nel secondo trimestre 2024 il settore registra un miglioramento generale rispetto alle dinamiche del recente passato, con un livello di offerta superiore, rispetto al secondo trimestre del 2023, per molti prodotti del paniere ortofrutticolo, e un lieve calo dei prezzi all’origine (-3,8%). Nonostante un leggero aumento dei prezzi al dettaglio, cresce del +0,7% la spesa delle famiglie per i prodotti ortofrutticoli rispetto a un anno fa. Cresce il saldo della bilancia commerciale per il settore, grazie soprattutto alle esportazioni di ortaggi trasformati e conserve di pomodoro.
Vino – nel contesto di una campagna caratterizzata dalla produzione più scarsa degli ultimi decenni, l’indice Ismea dei prezzi alla produzione indica un incremento dei listini del vino del +10% su base annua, dovuto soprattutto a una crescita dei vini da tavola e in particolare dei rossi, mentre le Igt registrano un incremento più modesto (+4%), mentre le Dop segnano una variazione negativa. In calo la domanda interna rispetto allo scorso anno, mentre cresce la domanda estera, con aumenti delle esportazioni del +6% in volume e del +7% in valore, trainate soprattutto dagli spumanti, che crescono del +14% in quantità e del +11% in termini monetari.
Olio – la dinamica dei listini dell’olio extravergine d’oliva italiano ha registrato, dall’inizio dell’anno, valori costantemente al di sopra dei 9 euro/kg, con un massimo di 9,56 €/kg raggiunto a marzo, cui ha fatto seguito una lieve discesa che, nell’avvicinarsi alla chiusura della campagna, ha portato il prezzo a 9,40 €/kg in giugno. Il settore attende comunque la prossima raccolta in Spagna, che influenzerà le quotazioni future in tutti i principali paesi produttori. Sul fronte commerciale, i primi quattro mesi del 2024 hanno visto una riduzione delle importazioni italiane di olio, con un -14% su base tendenziale, mentre l’export è salito del +5%.
Carni – A seguito della riduzione della produzione di carne bovina nel 2023, i primi cinque mesi del 2024 registrano un aumento delle macellazioni del +15% rispetto a gennaio-maggio 2023. Restano alti i costi di produzione, in virtù dell’alto livello dei prezzi dei capi da ristallo in ambito UE, che raggiungono a giugno 2024 il livello più alto degli ultimi due anni, con un +4,6% rispetto allo stesso mese del 2023. A livelli elevati anche i prezzi dei vitelloni per i primi quattro mesi del 2024, anche se con un aumento più contenuto rispetto a quello registrato lo scorso anno sul 2022. In merito ai consumi, si registra ancora una flessione nella spesa domestica di carni bovine nel corso del primo semestre 2024, con una contrazione del -3,5% in termini di volume e -1,4% in termini di spesa rispetto allo scorso anno: l’elevato livello dei prezzi al consumo, nonostante il rallentamento dell’inflazione, porta a un volume di acquisto ridimensionato rispetto allo stesso semestre di due anni fa (-9,0%), a fronte di un aumento della spesa del +6,0%. Per le carni avicole, i primi cinque mesi del 2024 hanno registrato una crescita dell’offerta del +6,4% su base annua, con effetto sui prezzi, in calo per tutto il primo semestre con flessioni del -18% fino a giugno, quando il rinnovato impulso della domanda legato all’avvio della stagione turistica ha riportato a un nuovo equilibrio del mercato. La spesa delle famiglie, nel corso del primo semestre, si è ridotta del -4,4% su base annua. Per le carni suine, nei primi quattro mesi del 2024 si assiste a una ripresa delle produzioni a livello comunitario, a seguito della riduzione che ha contraddistinto gli ultimi due anni. La riduzione delle importazioni cinesi ha comportato una contrazione delle forniture europee del -3,8% rispetto ai livelli dello scorso anno. A livello italiano, la stabilizzazione dei capi allevati al macello ha portato ad attenuare le tensioni sui prezzi che hanno caratterizzato lo scorso anno; nel mese di giugno si è registrato un calo dei listini del -9,0% rispetto allo stesso mese del 2023, con quotazioni scese sotto i 2 €/kg peso vivo per i suini da macello destinati al circuito tutelato. In calo, nell’ingrosso, i prezzi delle cosce destinati a produzioni Dop, del -3,5% annuo a giugno 2024, mentre crescono i listini riferiti ai tagli destinati al consumo fresco, +2,3% medio nell’ultimo semestre. In calo l’indice Ismea dei prezzi degli input produttivi degli allevamenti da ingrasso, grazie alla riduzione che ha caratterizzato il costo dei mangimi e dei prodotti energetici, mentre crescono, con valori che hanno raggiunto i 4,87 €/kg, le quotazioni dei suinetti. Sul fronte della domanda domestica, prosegue il calo dei consumi delle famiglie italiane, che riducono del -5,0% il volume di carni suine nel carrello della spesa, nel periodo gennaio-giugno 2024, soprattutto per i prezzi al dettaglio ancora elevati.
Lattiero-caseari – Prosegue la ripresa della produzione italiana di latte, per un aumento del +1,5% in termini di volumi per i primi cinque mesi del 2024 in confronto a gennaio-maggio 2023, secondo i dati Agea. Stabile il prezzo nazionale del latte alla stalla dall’inizio dell’anno, che a giugno si assesta a una media di 51,6 €/100 litri. In rialzo le quotazioni dei principali formaggi, con il Grana padano che raggiunge una quotazione record di 9,63 €/kg a giugno, +10% rispetto a un anno prima, soprattutto in virtù della forte domanda estera. Raddoppia, su base annua, il prezzo del burro, mentre scende del -5,5% a giugno in termini tendenziali il prezzo della mozzarella vaccina. Per quanto riguarda gli scambi, le esportazioni di formaggi e latticini italiani crescono del +13,2% in volume e del +8,4% in valore nel periodo gennaio-aprile 2024 su base annua, mentre aumentano del +11% le importazioni di latte in cisterna nei primi quattro mesi del 2024 rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. Cala la spesa delle famiglie italiane per latte e derivati, con una variazione del -2,4% in termini di valore e del -1,6% di volume nel primo semestre 2024 rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente, nonostante l’incremento dei consumi di yogurt, formaggi freschi e industriali, che rappresentano l’eccezione rispetto a un quadro di riduzione degli acquisiti che riguarda soprattutto il latte fresco (-7,5% su base annua).
CONSUMI
Secondo i dati dell’Osservatorio sui consumi alimentari Ismea-NielsenIQ, il costo del carrello alimentare nel secondo trimestre 2024 è pari a quello del secondo trimestre 2023. Si registra, su base annua, un aumento della spesa per ortofrutticoli (+1,7% gli ortaggi e +3,2% la frutta), oli vegetali (+19,7%), uova (+0,9%), derivati dei cereali (+0,2%) e bevande (+0,7%, con l’eccezione del vino in calo del -0,4%); si contrae invece la spesa per carni (-2,4%), ittici (-0,8%), lattiero-caseari (-2,3%) e salumi (-1,0%). A livello territoriale, si registra una crescita della spesa nel Nord-est (+1,2%) e Centro (+0,8%), mentre la flessione maggiore nei consumi riguarda il Sud, con un calo del -0,9% su base annua.
LE OPINIONI DELLE IMPRESE AGROALIMENTARI
L’indice del clima di fiducia (ICF) dell’agricoltura elaborato dall’Ismea vede un peggioramento sia su base congiunturale (-1,7 punti rispetto al primo trimestre 2024) sia su base tendenziale (-3,7 punti rispetto al secondo trimestre 2023), attestandosi su un valore di -5,3 (in una scala compresa tra -100 e +100) per il secondo trimestre del 2024. Pesano soprattutto l’instabilità internazionale, l’andamento meteoclimatico avverso e il giudizio negativo dato dagli operatori intervistati all’andamento degli affari correnti, con effetti anche sulla componente dell’indice che esprime la percezione dell’andamento degli affari futuri, -5,2 punti rispetto al primo trimestre 2024 e -5,1 punti in confronto al secondo trimestre dello scorso anno. In termini territoriali, l’indice di fiducia più basso è registrato dalle imprese del Mezzogiorno (-10,6 punti), mentre tra i diversi settori gli imprenditori più pessimisti sono coloro che operano nel settore dei seminativi (-12,3 punti), mentre la fiducia è maggiore tra gli imprenditori del settore vitivinicolo (+2,2 punti).
In crescita del +14% la percentuale di imprese agricole che, tra quelle intervistate, dichiara di avere incontrato difficoltà nella gestione dell’attività aziendale nel quarto trimestre (52% del totale), a causa soprattutto dell’aumento dei costi correnti e del peggioramento delle condizioni meteorologiche.
Cresce l’indice del clima di fiducia per l’industria alimentare, sia su base congiunturale (+0,6 punti rispetto al primo trimestre 2024) sia su base tendenziale (+8,7 punti rispetto al secondo trimestre 2023), attestandosi su un valore di +11,5 punti per il secondo trimestre 2024. Rallenta l’ottimismo riguardo le aspettative di produzione, mentre sale il punteggio relativo agli ordini ricevuti e al livello delle scorte. Per l’industria alimentare, le imprese meno ottimiste sono quelle situate al Centro (-0,9 punti), mentre le più ottimiste sono quelle del Nord-ovest (+15,6 punti). Tra i pessimisti, a livello settoriale, gli imprenditori dell’industria di prima trasformazione delle carni bianche (-11,5 punti) e del settore vitivinicolo (-8,3 punti).
Per l’industria alimentare, il 23% degli operatori dichiara di aver incontrato difficoltà nella gestione dell’impresa durante il secondo trimestre del 2024, soprattutto per i costi delle materie prime e per il calo della domanda.
Maggiori dettagli nel report in allegato.