Secondo l’ultimo rapporto pubblicato da Ismea sulle tendenze del settore ovicaprino, il contesto nazionale si caratterizza per una dinamica orientata alla riduzione del numero di allevamenti e, di conseguenza, alla contrazione del patrimonio ovino e caprino nazionale. Nel dettaglio, gli ultimi 5 anni hanno visto un calo del -20% del numero degli allevamenti, con una chiusura, solo nell’ultimo anno, di quasi 20.000 aziende, per un dato al 2023 di 112.385 allevamenti ovicaprini attivi. La riduzione del numero di capi è stata invece del -9,3%, sempre nell’ultimo quinquennio, per un totale di 6,9 milioni di capi presenti sul territorio nazionale al 2023, di cui poco meno di 6 milioni di ovini. Il 70% circa del patrimonio nazionale è concentrato in quattro regioni: Sardegna (45,5%), Sicilia (11,8%), Lazio (8,6%) e Toscana (4,5%). In queste aree, in particolare, si osserva la tendenza alla concentrazione aziendale verso forme più intensive, a scapito del pascolo. Il latte costituisce sempre la principale specializzazione produttiva, riguardando oltre il 50% dei capi, mentre meno del 20% sono destinati alla produzione di carne. Il 27% dei capi, invece, si caratterizza per un orientamento misto latte-carne.
I dati italiani riflettono una dinamica strutturale che, a livello europeo, ha registrato un calo del patrimonio ovicaprino comunitario di 10 milioni di capi solo nell’ultimo decennio, -12% rispetto al 2013, una tendenza che, secondo le stime dell’Unione Europea, continuerà anche nei prossimi anni, portando a una riduzione del -0,3% annuo della produzione comunitaria di carne ovicaprina.
Produzione
Nel 2023, la produzione nazionale di latte ovicaprino ha raggiunto le 435 mila tonnellate, oltre due terzi dei quali nella sola Sardegna, dove il Pecorino Romano DOP, anche per gli elevati livelli di prezzo, è stata la destinazione prevalente: secondo i dati dell’organismo di controllo, i caseifici DOP hanno ritirato quasi 968 mila ettolitri di latte ovino, +15,5% in confronto a ottobre-febbraio della precedente stagione, di cui quasi i due terzi sono stati trasformati in Pecorino Romano DOP, che ha registrato un aumento del +11% su base tendenziale.

Per quanto riguarda le carni, a fronte di un calo del -4,6% della produzione di carne nel 2023 (con un -5,8% di capi macellati che indica un orientamento verso capi più pesanti), per la Pasqua 2024 le stime indicato un aumento delle macellazioni di circa il 5% rispetto alla Pasqua 2023.
Mercato nazionale
Nel mese di marzo 2024, i listini del Pecorino Romano DOP si sono assestati mediamente su 12,42 €/kg, in calo di -1,60 €/kg rispetto al livello dell’anno precedente, durante il quale i prezzi hanno raggiunto livelli record di oltre 14 €/kg. Il calo dei prezzi è spiegato dalla maggiore produzione e dalla contrazione della domanda estera. Sale invece, del +15% su base tendenziale, il prezzo del Pecorino Toscano DOP, che per marzo raggiunge un livello di 11,30 €/kg per il “tenero”.
Il calo dei prezzi del Pecorino Romano ha di conseguenza prodotto una riduzione dei prezzi del latte all’ovile, soprattutto in Sardegna, dove il listino ha subito un forte valo tra luglio e ottobre 2023, per poi risalire e raggiungere i livelli della scorsa campagna; per il mese di marzo, il prezzo medio in Sardegna si attesta a circa 133,70 €/100 litri, Iva inclusa. Dinamiche diverse in Toscana, dove la ridotta disponibilità di materia prima ha spinto la continua risalita dei prezzi, arrivati a marzo a una media di 170€/100 litri, mentre nel Lazio il prezzo si attesta attorno ai 145 €/100 litri.

Per il settore delle carni, si è osservato un aumento progressivo dei prezzi della carne di agnello in prossimità della Pasqua 2024, legato all’offerta contenuta e alla qualità elevata, con un picco di 5,75 €/kg peso vivo per la categoria 8-12 kg, +0,9% rispetto all’anno precedente, mentre la categoria 12-20 kg nella settimana di Pasqua ha raggiunto i 4,79 €/kg peso vivo, +6% rispetto allo scorso anno. Un calo su base tendenziale ha invece riguardato i prezzi della carne d’agnello all’ingrosso, che a fine marzo 2024 ha raggiunto i 10,43 €/kg, -2,7% rispetto al picco 2023.
Commercio estero
Fatturato record per i pecorini italiani nel 2023 nel mercato estero, per un valore di 267 milioni di euro, +8% rispetto al 2022, anche se i prezzi elevati hanno rallentato, del -6,2%, i volumi in uscita. Di conseguenza, le esportazioni di pecorini hanno registrato un calo dei volumi esportati verso tutte le principali destinazioni, a eccezione del Regno Unito (+0,9%), mentre in termini di valore si osserva una variazione positiva per tutti i principali partner, tra i quali emerge il +24,9% verso il Regno Unito.
Acquisti domestici
Nel corso del 2023, l’inflazione che ha interessato i beni alimentari ha portato le famiglie italiane a una generale riduzione dei volumi di spesa; eccezione sono stati i formaggi che, grazie soprattutto ai duri, hanno visto una tenuta dei volumi di vendita, anche a fronte di prezzi medi cresciuti di oltre il 10% rispetto all’anno precedente. Tuttavia, per i pecorini si è registrato un calo del -6,6% delle vendite in volume al dettaglio nel 2023 in confronto al 2022, a fronte di una crescita dei prezzi del +18,6%; in aumento del +22% i prezzi del Pecorino Romano DOP, per un prezzo medio che ha superato i 22 €/kg nei vari canali di vendita, con calo del -7,6% delle quantità vendute.
Nel primo trimestre 2024, invece, si è osservato un generale calo dei prezzi dei formaggi, che ha favorito una ripresa dei consumi in termini di volumi. Per i pecorini, i prezzi continuano a crescere, anche se a livelli inferiori rispetto al 2023; in particolare, riprendono le vendite in volume di Pecorino Romano DOP, con un +2,5% in termini quantitativi rispetto al primo trimestre 2023, per un aumento del valore di spesa del +3,4%.
Sul fronte delle carni ovicaprine, i consumi sono sempre concentrati in prossimità delle festività natalizie e pasquali, mentre sul consumo annuale rappresentano una quota dell’1,2% dei consumi totali del comparto carni. In generale, nel 2023 si è osservato un calo del -4,4% dei consumi in volume, mentre la spesa, per effetto di un aumento del +6,2% del prezzo medio al consumo rispetto all’anno precedente, è aumentata del +1,5%. Performance migliori nel primo trimestre 2024 dove, anche se i prezzi sono aumentati ulteriormente del +7,2% rispetto allo stesso periodo del 2023, i consumi in volume hanno visto un’inversione di tendenza, con un aumento del +6,3% su base tendenziale, mentre la spesa è cresciuta del +13,9%.
Il 42% degli acquisti si concentra nel supermercato, mentre il dettaglio tradizionale raccoglie il 25% della domanda, con una crescita del 18% delle vendite in volume nel 2023 rispetto al 2022.
In termini geografici, gli acquisti sono localizzati in particolare nel Centro-Sud (76% dei volumi); in forte crescita, nel primo trimestre 2024 sullo stesso periodo dell’anno precedente, il Nord-est, che registra un +74,2%, e il Sud + Sicilia (+27,0%).
Prospettive
Sia a livello italiano che europeo, il settore vede una dinamica, ormai strutturale, di progressiva concentrazione degli allevamenti e di flessione del numero di capi, dovuta al prolungarsi degli alti costi di produzione, della forte concorrenza estera e, conseguentemente, delle difficoltà sul piano reddituale che disincentivano l’ingresso o la permanenza delle fasce più giovani di lavoratori all’interno di questo contesto produttivo. La cessazione dell’attività di quasi 20.000 allevamenti solo nell’ultimo anno, e le prospettive che indicano il mantenimento di questa tendenza, potranno dunque avere ricadute negative sul futuro della filiera, sempre più fragile di fronte alla variabilità dei mercati, oltre che delle funzioni che l’allevamento ovicaprino svolge soprattutto nelle aree marginali, sia come elemento di presidio, tutela e valorizzazione del territorio, sia come sbocco occupazionale.