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L'Ue punta a controlli digitali dal campo alla tavola

L'Ue punta a controlli digitali dal campo alla tavola

Un nuovo programma digitale per i controlli sull'agroalimentare, che cambia la logica di sistema e il modo di operare: è lo scopo che si prefigge l’Imsoc, il neonato 'Information management system for official controls', che punta a mettere in rete e collegare fra loro tutti i sistemi di controllo già esistenti a livello Ue, per ottimizzarli, in modo da potersi difendere meglio dai parassiti che attaccano piante e animali e dalle frodi alimentari. Controlli digitalizzati a 360 gradi quindi, dal campo alla tavola, che porteranno ad avere meno carta e più sicurezza nel settore. La Commissione europea ci sta lavorando in collaborazione con gli stati membri, e il lancio, secondo quanto apprende l'Ansa, è previsto entro dicembre.

L'Imsoc è un'evoluzione del sistema di tracciabilità dei documenti Traces, che esiste dal 2004. Queste le sue caratteristiche chiave: digitalizza e integra i database Ue che ci sono già oggi, di cui alcuni 'di carta', e che servono alle autorità europee e nazionali per scambiarsi informazioni per contrastare le frodi alimentari o la diffusione sul territorio Ue di pericolosi parassiti vegetali come la Xylella. Che serva un riferimento unico con dati aggiornati in tempo reale per i controlli ufficiali, lo dimostrano infatti anche scandali recenti. Come quello delle uova al Fipronil, dell'estate 2017. Una frode alimentare senza conseguenze gravi per la salute pubblica, ma dove milioni di uova finirono distrutte perché il Paese che per primo aveva scoperto la presenza sospetta dell'insetticida nei pollai, il Belgio, aveva notificato l'anomalia nel database sbagliato.

I primi risultati della digitalizzazione già si vedono. Aver integrato i certificati elettronici di ispezione in Traces ha permesso all'Ue, per la prima volta quest'anno, di avere dati propri sulle importazioni di prodotti biologici, che di solito vedono l'industria di settore come fonte unica. Dai nuovi dati così raccolti è emerso per esempio che il principale esportatore di soia bio nell'Ue è la Cina, quando la Repubblica popolare è il più grande importatore al mondo di soia convenzionale. Questi elementi e soprattutto alcune irregolarità hanno quindi spinto l'Ue dal primo gennaio scorso a fare delle importazioni bio dalla Cina delle 'osservate speciali' da parte delle autorità europee e nazionali.

"La digitalizzazione e l'integrazione dei dati sui controlli sulla catena alimentare in un'unica piattaforma multilingua, con standard europei di autenticazione dei documenti, in futuro renderanno la contraffazione praticamente impossibile", spiegano fonti della Commissione all'Ansa, oltre ad "aumentare la capacità di reazione dei Paesi e della Commissione quando necessario". Inoltre questo nuovo sistema "sarà anche in grado di prevedere i rischi e di indirizzare i controlli dove c'è più bisogno, liberando risorse per quelli sul posto". Il meccanismo, però, assicurano le fonti, "non sarà un 'Grande fratello' dal campo alla tavola, ogni operatore del sistema avrà accesso solo ai dati necessari". 

 

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