Archivio

A Calvenzano l’impatto zero è già realtà

A Calvenzano l’impatto zero è già realtà

L’azienda agricola Le Gazze produce latte che poi viene trasformato in taleggio e altri formaggi molli dalla Latteria sociale di Calvenzano di cui è socia. Grazie anche a un impianto biogas, è arrivata a un impatto energetico pari a zero

Prendi un impianto biogas, aggiungi un viaggio in Usa per vedere - e poi far proprie – le best practice adottate oltreoceano, in tema di benessere animale, ma non solo. Miscela il tutto con un’attenzione costante alle nuove tecnologie, che da queste parti sono di casa da oltre 20 anni. Il mix che si ottiene è un’azienda a impatto energetico zero, a ridotto impatto ambientale, in cui si sta anche lavorando per avere un gruppo di animali antibiotic free, che non hanno quindi mai subito trattamenti di questo tipo. È il ritratto dell’azienda agricola Le Gazze, socia della Latteria sociale Calvenzano, cui conferisce il latte, che poi viene trasformato dalla stessa cooperativa in taleggio e altri formaggi molli, come il quartirolo. Si trova a Calvenzano, in provincia di Bergamo, poco distante dall’autostrada Brebemi.

La storia dell’azienda
Un’azienda storica di famiglia, spiega Ernestino Gusmini, che la guida assieme ai fratelli dagli Anni Ottanta. Sei anni fa c’è stato l’ingresso anche del figlio, fra i soci, che attualmente sono cinque. In totale hanno 850 capi, di cui 400 vacche in mungitura, 150 gli ettari coltivati. “Siamo autosufficienti per i foraggi e pastone di mais e acquistiamo un po’ di mais e i proteici”, sottolinea. L’azienda, che ha aderito al progetto Milkcoop Innovation, promosso da Confcooperative Lombardia, per supportare le cooperative lattiero-casearie e i loro soci in processi di crescita e sviluppo, si struttura su due diverse aree. In una si trova la stalla più vecchia, attorno le abitazioni. La cooperativa è a due passi, dall’altro lato della strada. Poco distante, sull’altra area, è stato costruito l’impianto biogas e recentemente anche una nuova stalla.

“Abbiamo sempre avuto una grossa attenzione per l’ambiente, anche se quando abbiamo preso noi in mano l’attività i mezzi per ridurre impatto ambientale non erano certo all’avanguardia. Ci siamo posti una serie di obiettivi negli anni, riguardanti la sostenibilità ambientale, benessere animale, condizioni di lavoro e tutela del consumatore. E abbiamo lavorato per raggiungerli e far sì che diventassero un punto di forza della nostra azienda”.

Fin dal 1990 hanno attuato una riduzione dei concimi chimici, poi hanno realizzato una nuova stalla, con ventilazione e raffrescamento e attivato il podometro: una sorta di cavigliera che permette di rilevare il calore degli animali e il loro stato di salute, attraverso un contapassi. È collegato al pc, dove è stato installato un software che rileva e mostra graficamente il movimento. “Quando aumenta – spiega Gusmini – significa che è iniziato il calore, se invece mostra una riduzione vuol dire che l’animale potrebbe avere problemi di salute”. In particolare il podometro che loro hanno adottato rileva quattro parametri: l’attività, la produzione, la durata della mungitura e la conducibilità elettrica del latte, che indica una variazione nella composizione del latte, la quale può a sua volta essere il segnale di un problema, come la mastite. “Lo strumento è cambiato negli anni – quando lo abbiamo iniziato ad usare, più di 20 anni fa, rilevava il movimento solo all’entrata nella sala di mungitura, quindi due volte al giorno. Oggi, invece, il contapassi è attivo tutta la giornata, quindi sappiamo anche quando inizia il calore e i risultati riproduttivi sono migliori rispetto al passato”.

L’impianto biogas
L’attenzione costante per l’ambiente passa anche per la costruzione, avvenuta nel 2012, di un impianto biogas. Davanti alla vasca di stoccaggio, Gusmini racconta il funzionamento tecnico di tutto l’impianto: nella vasca di stoccaggio, arriva il liquame o pompato dalla stalla nuova o portato con una botte dalla stalla vecchia. Il liquame viene poi caricato ad orari prestabiliti nel fermentatore. Nella tramoggia carichiamo tutta la parte solida, quindi il letame dei bovini o dei polli. Nel primo fermentatore avviene il grosso della produzione di gas. Giornalmente si travasa l'equivalente del liquido entrato nel secondo fermentatore che fa anche da stoccaggio per il digestato, e in cui c’è una produzione di gas, seppur minima. Nella fase successiva, in uscita il separatore divide liquido e solido. “Quando andremo poi a concimare – continua Gusmini - utilizzeremo la parte solida che comunque è valorizzata soprattutto da aziende orticole della zona. Il liquido, invece, va nell'impianto sbr per abbattere l'azoto. Quindi riduciamo la quantità di azoto nel digestato liquido che successivamente viene usato come concime nei nostri terreni”. “L'intero sistema – sottolinea l’agricoltore - ci permette di produrre più energia elettrica rispetto a quella che consumiamo in tutta l'azienda. Il digestato che esce liquido e solido ci permette poi di concimare i nostri terreni con un utilizzo minimo di concimi chimici, perché il digestato che esce dall'impianto biogas ha un valore fertilizzante ed ammendante superiore a quello del letame fresco”. Insomma, grazie all’impianto biogas e all’intero sistema che vi ruota attorno c’è un doppio valore aggiunto: un impatto energetico zero perché producono più energia rispetto a quella che consumano (“Riusciamo a produrre 2 milioni di kwh all’anno, contro un consumo di 650mila Kwh equivalente”) e un ridotto impatto ambientale, perché hanno diminuito l’uso di concimi chimici e il rischio di dilavamento è inferiore.

Benessere animale
L’innovazione de Le Gazze non si è fermata con la costruzione dell’impianto biogas. Gusmini e il figlio, un paio d’anni dopo, sono partiti per gli Usa per osservare le best practice adottate oltreoceano e farle proprie. “Abbiamo visto che le migliori aziende statunitensi puntano al benessere degli animali e alla tutela del consumatore. In particolare hanno un’attenzione quasi maniacale per i vitelli. E abbiamo capito, per testimonianze dirette, che si può produrre tanto e bene seguendo l’ambiente e rispettando il benessere animale. Sono investimenti che danno risultati che si vedono nel tempo”.
Una volta tornati in Italia, il primo passo è stato quello di costruire una vitellaia nuova, con temperatura e umidità controllata. L’obiettivo sotteso a questo nuovo progetto è che fin dalla loro nascita gli animali stiano bene. “E infatti – sottolinea con orgoglio Gusmini - abbiamo avuto animali con meno problemi sanitari. Siamo riusciti ad azzerare la mortalità e anche i trattamenti sanitari. Abbiamo visto che già partendo da lì si potevano avere ottimi risultati. L’investimento era per il futuro perché se il vitello nasce e cresce bene potrà dare ottimi risultati quando sarà in produzione”.

Già negli anni precedenti, Le Gazze avevano seguito questa direzione, con la realizzazione di una stalla per le vacche in pre e post parto su lettiera permanente, una gestione separata delle primipare, con un ampliamento degli spazi a loro dedicati. “L’animale che non è stressato, si ammala meno, ha difese immunitarie migliori. Noi abbiamo avuto anche una migliore produzione e un risparmio di farmaci, visto che gli animali hanno avuto meno problemi di salute.

L’ultimo passo è stata la stalla delle manze, inaugurata a ottobre. Tutta la rimonta dai 6 ai 24 mesi è nella nuova stalla, attrezzata con cuccette, tappetti, ventilazione, una cura generale dell’intero ambiente.

I progetti futuri
Ma non si fermano qui. Le Gazze ora punta alla riduzione degli antibiotici: “Stiamo facendo un’asciutta selettiva, quindi non c’è un trattamento a tappeto con antibiotici. L’obiettivo è avere un gruppo di animali che non hanno mai usato antibiotici, perché l’antibiotico resistenza è un problema da affrontare. Per arrivare a produrre un latte antibiotic free, anche per andare incontro alle esigenze dei consumatori. Già in altri settori, nei polli e nei suini ad esempio, non stiamo usando antibiotici”. Mentre parla Gusmini apre un software sul pc, che segnala quanti sono gli animali che in questo momento sono sotto trattamento antibiotico: “Su 400 vacche in mungitura – dice – una sola è in trattamento”.

L’altro progetto da attuare riguarda le certificazioni. “Stiamo lavorando per ottenere delle certificazioni che attestino la riduzione dei concimi chimici, gli interventi fatti per il benessere animale, l’impatto energetico zero, cercando di inserirlo in un contesto di filiera della cooperativa, perché anche la Latteria sociale di Calvenzano ha un impianto fotovoltaico, una parte di energia è prodotta con il sole ed è quella usata per l’impianto di essicazione dei cereali. Cercheremo di dimostrare che in tutta la nostra filiera, dal campo ai formaggi che vendiamo abbiamo un impatto energetico zero e un ridotto impatto ambientale”. Intanto è già stato fatto un contratto di rete, quindi hanno certificato tutta la filiera. E la cooperativa ha dato loro un supporto in questo processo. “E ci darà supporto anche per certificare tutti gli altri ambiti – conclude Gusmini - La nostra esigenza è mettere nero su bianco e dimostrare il lavoro fatto. Vogliamo certificarci anche per la grande distribuzione. Per arrivare sul mercato”.

Milkcoop

via Torino, 146
00184 Roma
Tel. 06-84439391
Fax 06-84439370