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Big data usati per analizzare il commercio alimentare

Big data usati per analizzare il commercio alimentare

Il commercio alimentare internazionale favorisce un'equa distribuzione del cibo in tutto il mondo: è la conclusione chiave cui sono giunti i ricercatori dello studio “Disuguaglianza alimentare, ingiustizia e diritti", pubblicato sulla rivista BioSCience. Hanno usato i big data per arrivare a quella conclusione: in particolare hanno analizzato i dati annuali delle Nazioni unite sul commercio internazionale di prodotti alimentari dal 1986 al al 2010 in quasi 180 paesi e si sono concentrati su 266 prodotti fra cui il riso, il grano, il mais, la soia e prodotti animali. I dati delle Nazioni Unite hanno fornito informazioni sul Paese che esporta e su chi importa, e anche sul valore di ciascuna merce oggetto di quello scambio. Analizzando tutti questi dati, i ricercatori sono stati in grado di sviluppare una rete di commercio alimentare internazionale per ogni merce e ogni anno. E hanno potuto valutare come queste reti ridistribuiscono il cibo in tutto il pianeta, confrontando i dati emersi con un mondo ipotetico in cui non si sono verificati scambi commerciali.

Il team internazionale di scienziati è partito da una serie di domande: la differente distribuzione del cibo nei paesi ricchi e quelli in povertà è solo una conseguenza geografica, quindi dettata dal fatto che ci sono paesi che hanno terre più fertili? Oppure la carenza di cibo è dovuta a un contesto socio-economico e quindi a una diseguaglianza nel commercio internazionale? E poi ancora, si sono chiesti: “Visto che la Dichiarazione universale dei diritti umani delle Nazioni Unite sostiene che tutti hanno diritto a un livello adeguato di cibo, cosa si può fare per garantire che sia distribuito dappertutto in maniera equa, in modo da mitigare la fame nel mondo e la malnutrizione?”.

Per rispondere a questi interrogativi hanno analizzato il ruolo del commercio nella distribuzione del cibo a livello internazionale e in che misura ha avvantaggio o ostacolato il diritto al cibo, sfruttando i big data"Questo studio dimostra che il commercio svolge un ruolo molto importante nella distribuzione di cibo in modo più equo in tutto il pianeta, da Paesi in cui c'è una produzione elevata come Stati Uniti e Brasile a nazioni con risorse agricole più limitate come il Giappone e il Medio Oriente", afferma Kyle Davis, co-autore della pubblicazione scientifica.

Gli autori sostengono quindi che il commercio internazionale di alimenti favorisce una distribuzione più equa del cibo al mondo, assicurando che i posti con grandi popolazioni o con risorse agricole limitate possano comunque ottenere il cibo di cui hanno bisogno. Non tutte le domande da cui sono partiti, però, hanno ancora avuto una risposta. "Mentre abbiamo dimostrato che, nella maggior parte dei casi, il rifornimento di cibo raggiunge i Paesi attraverso il commercio internazionale - sottolinea Davis - speriamo ancora di capire meglio come il cibo si diffonde tra la popolazione di una nazione e come possiamo garantire che le comunità più povere riescano ad ottenere alimenti nutrienti tanto facilmente quanto quelle più ricche". "La mia speranza - conclude - è che tutto questo lavoro possa contribuire a migliorare l'accesso fisico ed economico al cibo per le popolazioni più vulnerabili, preservando il nostro pianeta".

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