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Gli effetti del COVID sull'agroalimentare: gli impatti sul settore e le sfide future

Gli effetti del COVID sull'agroalimentare: gli impatti sul settore e le sfide future

Lo studio "Valutazione dell'impatto sul settore agroalimentare delle misure di contenimento COVID-19" realizzato nell’ambito del Programma Rete Rurale Nazionale con il contributo del CREA riporta i risultati delle previsioni per il medio periodo per il settore agroalimentare e indica le principali sfide per il comparto

Un’analisi a tutto campo degli impatti dell’emergenza Covid 19 sul settore agroalimentare: lo studio “Valutazione dell’impatto sul settore agroalimentare delle misure di contenimento COVID-19” è stato realizzato perché, come spiega il Crea, “per far ripartire al meglio e nella giusta direzione il nostro agroalimentare è essenziale prima conoscere l’impatto sul settore delle misure di contenimento della pandemia da covid19”. L’analisi passa in rassegna i principali studi prodotti a livello internazionale, europeo e nazionale per misurare gli effetti della pandemia sull’economia, riporta i risultati delle previsioni per il medio periodo per il settore agroalimentare sviluppate dal Crea. E indica le principali sfide per il comparto, alla luce di questi risultati.


Indice degli argomenti
Gli scenari ipotizzati
Previsioni post Covid per latte e formaggi
Gli impatti sul comparto
Le sfide


Gli scenari ipotizzati
La pandemia COVID-19 sta causando una grave crisi sanitaria a livello mondiale, con effetti a cascata sul sistema economico. Quantificare l'impatto delle misure adottate sulla crescita del PIL non è semplice, viene sottolineato nel Rapporto, “ma è del tutto evidente che esse porteranno a forti contrazioni nel livello della produzione, nella spesa delle famiglie, negli investimenti e negli scambi con l'estero”. Apparentemente il settore agroalimentare non è tra quelli maggiormente toccati, almeno direttamente, da queste misure anche se numerosi fattori intervengono a modificare gli equilibri di mercato. Il blocco delle economie nazionali ha interessato interi settori, come quello alberghiero, della ristorazione, del commercio al dettaglio non essenziale, del turismo e quote significative di produzione, con evidenti riflessi anche sul settore agroalimentare.
Le simulazioni, riportate in questo studio, ed effettuate dal Crea, riguardano nello specifico il settore agroalimentare e si riferiscono ad un orizzonte temporale di medio periodo. I modelli impiegati per la simulazione sono AGMEMOD e CAPRI, due modelli econometrici ben consolidati nell'analisi dei trend del settore agroalimentare. Nei modelli sono stati ipotizzati scenari alternativi di riduzione del PIL compresi in una forbice che va da -1,5 a -5 punti percentuali, sulla base delle indicazioni inizialmente fornite dai diversi studi internazionali. Di fatto tale riduzione risulta oggi sottostimata, per cui gli effetti potrebbero essere amplificati in una misura incerta in quanto dipendenti dalla durata del lockdown. All'interno dei modelli, il calo della domanda dell'Horeca è catturato dalla contrazione del PIL. Laddove, come prevedibile, il calo del valore aggiunto nel settore della ristorazione fosse maggiore rispetto alla variazione del PIL, considerato il peso del settore sugli acquisti totali di prodotti agroalimentari, i riflessi in termini di domanda e di reddito sul settore agroalimentare sarebbero amplificati.

Previsioni post Covid per latte e formaggi
Nello studio viene condotta un’analisi a livello UE si considera la variazione percentuale tra previsioni pre e post COVID, del valore medio triennale 2020-22.
In particolare, per quanto riguarda il latte alimentare a livello europeo, per Francia, Spagna e Irlanda all’aumento dei consumi di latte si associa anche quello della produzione. Al contrario, di segno negativo è l’impatto della riduzione del PIL soprattutto su Romania, Bulgaria e Croazia. Un calo più contenuto riguarda invece altri paesi, tra cui Germania e Italia. Per l’Italia, nel triennio esaminato, sono soprattutto i consumi a risentirne (-3,8%), mentre per produzione e prezzi la contrazione rimane entro il punto percentuale.
Per i formaggi, a differenza di molti paesi dell’area UE, il consumo pro capite in Italia non mostra contrazioni e resta in linea con le precedenti previsioni. Austria, Estonia, Ungheria, Lituania e Germania sono i paesi per i quali la contrazione del PIL impatta maggiormente sui consumi. Le riduzioni di prezzo e della produzione del comparto interessano diversi paesi europei. Anche in questo caso, le simulazioni restituiscono una sostanziale stabilità per l’Italia, con una leggera flessione dei prezzi. Per Lituania e Germania, al calo dei consumi si associa anche quello della produzione.

Gli impatti sul comparto  
I risultati dei modelli e il raffronto con le evidenze degli altri studi, mostrano come il settore agroalimentare non sia tra i più colpiti dal calo del PIL, sebbene per alcuni comparti (in particolare, zootecnici) vi siano criticità anche rilevanti. I modelli concordano nel valutare che non vi dovrebbe essere una riduzione significativa della produzione e che quindi non ci siano ragioni, considerato anche il livello delle scorte a livello mondiale, per temere problemi di sicurezza alimentare. Anche la domanda interna si dovrebbe mantenere su livelli sostanzialmente stabili. Per quanto riguarda gli scambi internazionali, l’agroalimentare mostra una maggiore tenuta rispetto ad altri settori, ma i risultati prevedono sia un calo delle esportazioni che delle importazioni. Quest’ultimo, considerato la natura “trasformatrice” del nostro settore agroalimentare, potrebbe determinare situazioni di difficoltà in alcune filiere.
I risultati del modello CAPRI mostrano una riduzione consistente del reddito agricolo (per ettaro) e zootecnico (per capo allevato), in entrambi i casi superiore all’ipotizzata variazione del PIL. Il comparto zootecnico sarebbe maggiormente colpito dal calo di redditività. In confronto agli altri paesi europei, il settore agricolo italiano sembra, comunque, meglio sopportare lo shock pandemico, probabilmente per il peso rivestito dal settore ortofrutticolo che risentirebbe in misura minore di altri comparti della crisi di reddito. Tale effetto potrebbe essere imputato, almeno in parte, alla maggiore diffusione sul territorio nazionale delle filiere agroalimentari (nazionali e locali).

Le sfide
Alla luce dei risultati, nel Rapporto sono evidenziate le sfide che il settore dell’agroalimentare deve necessariamente affrontare e le azioni da intraprendere. Fra queste, l’evitare che una carenza di manodopera si traduca in una crisi dell’offerta, facilitare il trasporto e la logistica dei prodotti deperibili (latte fresco, ortofrutticoli) che sono quelli che corrono maggiori rischi. Risulta fondamentale anche “riconoscere come “essenziali” tutte le parti della filiera, a monte e a valle, comprese ad esempio mangimistica e packaging, al fine di non intaccare la catena produttiva. Fra le sfide, anche quella di garantire l’integrità della filiera attraverso misure che rafforzino la tracciabilità in modo da evitare ingiustificate crisi di fiducia sulla food safety e al tempo stesso rafforzare i controlli anche alle frontiere. Evidenziato anche l’aspetto economico, per cui è necessario “garantire liquidità alle imprese, evitando restrizioni del credito, introducendo misure come i sussidi salariali, la sospensione dei pagamenti delle imposte sulle società e l’applicazione del regolamento dei minimis, opportunamente rivisto, che possono alleviare le tensioni finanziarie e aiutare le aziende”.


Scarica il Report in allegato



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