Informato, digitale, consapevole, ma anche incoerente: è il ritratto del consumatore 4.0 tratteggiato dall'Osservatorio Cibi, Produzioni, Territorio (CPT) Eurispes, Uci e Univesitas Mercatorum, che ha raccolto dati e approfondito fenomeni legati al mercato del mondo alimentare, osservando come cambiano le abitudini dei consumatori nel Position Paper “I consumi alimentari: conoscere per agire”.
l consumatore di oggi, mette in luce il rapporto, è un misto di antico e contemporaneo, è un consumatore post-moderno che sta ribaltando il proprio rapporto con il consumo: dopo una lunga fase post bellica, nella quale il consumo ha sostanzialmente dominato sulla persona, è maturato un cambiamento di stato che mostra un altro soggetto, che ribalta i termini del proprio esistenziale socio-economico da consumatore-persona a persona-consumatore, attraverso alcuni atteggiamenti nuovi.
L’immagine positiva di una marca, ovvero ciò che nella mente del consumatore costruisce l’idea di una marca alimentare forte e positiva, vede come primo fattore la qualità del prodotto. L’Osservatorio ha condotto una indagine, alla ricerca del significato di qualità nella percezione dei responsabili di acquisto, tra i millennials. L’analisi delle opinioni sulla qualità del cibo viene declinata secondo cinque direttrici di senso: sicurezza alimentare, qualità ambientale della terra d’origine dei prodotti, naturalità dei processi di produzione, contenuto salutistico dichiarato, sostanza laica della qualità.
Per quanto riguarda in particolare la sicurezza alimentare, secondo il 64,8% dei millennials intervistati un cibo è di qualità se “lo mangio e non fa male”; al contempo, il 63% ritiene che sia di qualità se “ci stanno poche cose dentro”; il 56,3% lega la qualità del cibo al fatto che “l’etichetta sia fatta bene”; poco più della metà ritiene che un cibo sia di qualità se “è di stagione”. Dunque, la sicurezza alimentare è un elemento importante nella scelta dei prodotti e l’etichetta è fondamentale per convogliare le informazioni necessarie a rassicurare il consumatore.
In tema di qualità ambientale della terra d’origine dei prodotti, un cibo è di qualità se “c’è una certificazione ambientale del luogo” per quasi la totalità degli intervistati (98%); “si sa da dove viene” per il 93,7%; “il luogo d’origine è bello e ben tenuto” per quasi otto su dieci (78,8%); “è lontano dai grandi centri abitati” solo per tre su dieci (29,4%). La qualità ambientale intrecciata alla consapevolezza dell’origine dei prodotti è un fattore di estrema importanza in Italia: è, infatti, nel cibo che molte persone riscoprono l’importanza del territorio e della salvaguardia ambientale.
Più in generale, mette in luce l'Osservatorio, sul fronte consumi, sono sostanzialmente stabili nelle quantità, ma vitali nella qualità. Il tratto più evidente appare l’incoerenza: ad esempio, crescono i consumi fai da te (cucina, bricolage, distillazione domestica) e, al contempo, quelli del già fatto (cibi pronti, home delivery).
Insomma, la nuova cultura alimentare è principalmente “incoerente”: fra il piacere e il salutismo, fra ritorno alla tradizione e l’ancoraggio a stili alimentari metropolitani globali.