Pubblicato da Ismea il Rapporto sull’agroalimentare italiano 2024, una fotografia sulla sitauzione e sulle prospettive a medio termine del settore agroalimentare nazionale.
In generale, il settore mostra un andamento positivo, pur nel contesto di una serie di criticità a livello economico, commerciale, climatico e geopolitico che rappresentano sfide complesse e fattori di incertezza sempre più rilevanti per tutti i comparti produttivi. Nonostante il parziale rientro dell’inflazione, infatti, il settore subisce gli effetti di un contesto internazionale caratterizzato dal protrarsi dei conflitti, con conseguenze sui commerci e sull’approvvigionamento di materie prime, e di un quadro meteoclimatico dove la maggiore frequenza degli eventi estremi minaccia la tenuta delle produzioni, con impatti su tutta la catena agroalimentare. Dal rapporto emerge tuttavia che la capacità di valorizzare, soprattutto sui mercati esteri, le produzioni a Indicazione Geografica, ha consentito al settore di reagire positivamente e superare i fattori di incertezza e gli shock esterni.
Nel 2023, il valore aggiunto di agricoltura e industria alimentare ha raggiunto 77,2 miliardi di euro, circa il 4% del Pil nazionale, che aumenta al 15% considerando anche l’indotto rappresentato da distribuzione, ristorazione e servizi di logistica, trasporto e intermediazione legati alla filiera.
In particolare, l’agricoltura ha registrato un valore aggiunto di 38,2 miliardi di euro nel 2023, in crescita del +3,7% in termini correnti rispetto all’anno precedente ma in calo del 3,3% in termini reali. Nel contesto UE, l’Italia rappresenta il 19,6% del valore aggiunto complessivo, al secondo posto dietro solo alla Francia. Il valore della produzione agricola, invece, tocca i 71,9 miliardi di euro (+0,4% in valore e -2,3% in volumi in confronto al 2022). L’analisi per comparto vede il contributo maggioritario delle coltivazioni, per oltre il 52%, mentre la zootecnia pesa per quasi il 30% e le attività secondarie per oltre il 9%. I servizi, quali contoterzismo e manutenzione del verde, contribuiscono per circa l’8%. Annata positiva per le coltivazioni erbacee, con un aumento della produzione, su base annua, per colture industriali (+8,5%) e cereali (+6,6%). Questi ultimi, in particolare, vedono un recupero della produzione di mais (+13,8%), frumento tenero (+9,6%) e riso (+7,0%), grazie soprattutto all’aumento delle rese produttive per ettaro. Ripresa forte, inoltre, per la produzione di olio di oliva, che registra un +36% rispetto all’anno precedente. In negativo, invece, l’andamento della frutta (-3%) e del vino (-16%), comparti colpiti soprattutto dagli effetti di grandine, alluvioni e gelate tardive. In calo anche la produzione di patate (-4,4%), ortaggi (-1,5%) e florovivaismo (-3,8%). In contrazione anche le produzioni del settore zootecnico per una variazione complessiva del -1%, a causa della minore produzione di latte (-1,1%) e carne bovina (-2,6%).
L’industria alimentare, invece, registra un aumento del valore aggiunto, del +16% a prezzi correnti e del +2,7% in volume, per un totale di 36,7 miliardi di euro, la terza del continente, con una quota dell’11,9% dietro solo a Germania e Francia. Nello specifico dei diversi comparti, il lattiero-caseario rappresenta il 14,3% del fatturato complessivo, seguito da ortofrutta (8,5%), elaborati di carni (8,1%), vino (7,6%) e macellazione di carni rosse (7,2%). Dinamiche positive, nel confronto con il 2022, per il lattiero-caseario, che registra una crescita del +3,4%, grazie a export e consumi interni, mentre si osserva un calo per le carni rosse. In salute, dunque, il settore lattiero-caseario nazionale, insieme a caffè e mangimistica destinata agli animali da allevamento.
A livello occupazionale, alla fine del 2023 il settore agricolo contava 872mila occupati, in contrazione del -3,1% rispetto al 2014; nello stesso periodo, è calato del -8,1% il numero delle imprese iscritte nei registri camerali, per un totale di 704mila, anche se crescono le imprese condotte da giovani, +3,2% rispetto al 2014. Anche nell’industria alimentare si registra, nell’ultimo decennio, un calo del numero di attività, 68mila nel 2023 per una variazione del -1,3% rispetto al 2014, per un processo di ristrutturazione che ha portato a un aumento degli accorpamenti di imprese, a fronte di un aumento del 8,8%, sempre nell’ultimo decennio, del numero di occupati, per un totale di 489mila lavoratori.
Nell’ultimo decennio, d’altra parte, il settore agricolo registra un’importante crescita degli investimenti fissi lordi, in aumento del +43,5% per un valore di 12 miliardi di euro.
La spesa per i consumi alimentari, nel 2023, ha superato i 290 miliardi di euro, che rappresentano il 23,1% dei consumi totali. Cresce la spesa domestica (+8,9% rispetto al 2022), per un valore di 195 miliardi di euro, e soprattutto la spesa extradomestica, che con 95 miliardi di euro segna un +16% su base annua. Secondo i dati Ismea-NielsenQ, il carrello della spesa alimentare nel 2023 è costato l’8,2% in più rispetto al 2022, una crescita da ricondurre all’aumento dei prezzi, con i volumi in flessione.
Per quanto riguarda il commercio estero, il valore delle esportazioni di prodotti agroalimentari italiani registra 64 miliardi di euro nel 2023, in crescita di oltre l’87% nell’ultimo decennio, contando per il 10,2% del totale complessivo dell’export nazionale. Un aumento che ha riguardato tutti i principali prodotti, a eccezione dei vini in bottiglia, che tuttavia rappresentano ancora il primo prodotto esportato per un valore complessivo pari a 5,1 miliardi di euro, -2,7% rispetto al 2022. Tra di essi, d’altra parte, aumenta il valore delle esportazioni degli spumanti, con un incremento su base tendenziale del +3,3% in termini di valore. Il trend positivo dell’agroalimentare italiano del 2023 si conferma anche nel primo semestre del 2024, con un aumento su base annua dei valori esportati del +7,1%, per quasi 34 miliardi di euro, grazie alla ripresa dei vini fermi in bottiglia (+2,1% in valore e +2,4% in volume), degli spumanti (+6,9% in valore e +10,8% in volume), delle paste alimentari (+1,1% in valore e +8,6% in volume), dei prodotti della panetteria, pasticceria e biscotteria, del caffè torrefatto e dei formaggi stagionati.
Il settore agroalimentare italiano, nel contesto internazionale, emerge in modo particolare per quanto riguarda le Indicazioni Geografiche, confermandosi il primo paese al mondo con più di 850 denominazioni Dop, Igp e Stg. Il valore della produzione italiana IG ha superato i 20 miliardi di euro nel 2022, con i formaggi e i prodotti a base di carne che rappresentano la maggiore quota del valore della produzione, rispettivamente il 59% e il 26%. La Dop economy conta per circa il 20% del valore dell’agroalimentare nazionale, incidendo per l’80% nel reparto del vino e per il 59% in quello dei formaggi. Le esportazioni IG hanno raggiunto, nel 2022, un valore complessivo di 11,6 miliardi di euro, con una crescita del +15% rispetto al 2015.
Per maggiori dettagli è possibile consultare il report in allegato.