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Ismea, il report sulla congiuntura agroalimentare del quarto trimestre 2023

Ismea, il report sulla congiuntura agroalimentare del quarto trimestre 2023

Cresce leggermente il clima di fiducia delle imprese agricole, in calo quella delle imprese alimentari

Pubblicato da ISMEA il report sulla congiuntura del settore agroalimentare del quarto trimestre 2023. Il report evidenzia come, pur trovandosi a operare in un contesto economico internazionale caratterizzato da forti criticità sia sul piano geopolitico che su quello commerciale, il settore agricolo italiano, nel 2023, è stato in grado di mitigare gli effetti derivanti dalla generale situazione di instabilità, anche grazie alla flessione dei costi di produzione che, pur rimanendo elevati, sono scesi rispetto ai livelli del 2022. L’andamento della produzione è stato tuttavia influenzato anche dall’azione degli eventi meteorologici estremi.

 

L’AGROALIMENTARE ITALIANO NEL CONTESTO ECONOMICO

In generale, si registra un calo dell’1,4% del volume della produzione agricola rispetto al 2022; l’aumento del 4,2% dei prezzi di vendita, tuttavia, si traduce in una crescita del valore corrente del 2,7%, per un totale di €73,5 miliardi. Analogo andamento per il valore aggiunto, che cresce del 3,8% in termini di valore, per un totale di €38,2 miliardi, a fronte di una riduzione del 2% in termini di volume.

L’annata negativa sotto il punto di vista meteorologico ha comportato una riduzione del 2,4% del volume delle coltivazioni rispetto al 2022. Anche il settore zootecnico registra un calo dei volumi produttivi dello 0,8%, mentre l’unica voce in crescita è quella delle attività secondarie (produzione di energie rinnovabili, agriturismo ecc.), che cresce del +11% in valore e del +4,1% in volume rispetto al 2022.

In calo, per la prima volta nell’ultimo anno, i prezzi dei mezzi correnti di produzione nell’agricoltura, del 4,3% su base tendenziale rispetto al quarto trimestre dello scorso anno. In particolare, si registra una flessione per i mangimi (-15%), i concimi (-8%) e i prodotti energetici (-3%); tuttavia, i prezzi dei mezzi correnti rimangono elevati, collocandosi al 32% sopra i livelli del 2019.

Segna un record l’indice Ismea dei prezzi dei prodotti agricoli nazionali, con un incremento del 5,7% su base annua e del 3,7% rispetto allo scorso trimestre. L’aumento è dovuto soprattutto alla componente dei prezzi dei prodotti vegetali (+15,7% su base annua), mentre calano le quotazioni medie dei prodotti zootecnici (-5,7%).

In calo la produzione dell’industria alimentare del 2023 (-1,6% rispetto al livello del 2022).

Sul fronte dei commerci, si osserva un leggero miglioramento della bilancia commerciale agroalimentare rispetto al 2022. In particolare, i prodotti del made in Italy guidano la crescita delle esportazioni agroalimentari italiane. Pasta, vini spumanti, caffè torrefatto si confermano i prodotti maggiormente esportati, con una forte crescita che ha interessato i prodotti della panetteria e pasticceria (+12% in valore e +0,2% in volume), il caffè torrefatto (+7,3% e +0,3%), i formaggi stagionati (+8,4% e +2,4%), i formaggi freschi (+15,6% e +8%), mentre calano i vini fermi in bottiglia. Riguardo le importazioni, si osserva un aumento del 5,4% in valore, soprattutto per il frumento duro, bovini vivi, formaggi stagionati.

 

MERCATI DELLE PRINCIPALI FILIERE

Cereali – dopo la flessione dei prezzi per gran parte del 2023, si osserva una leggera ripresa negli ultimi mesi; cresce la produzione nazionale di mais e, leggermente, del frumento tenero. Stabili i raccolti di frumento duro;

Ortofrutta – il 2023 vede una riduzione dell’offerta, a causa soprattutto degli eventi climatici estremi, mentre aumentano i costi di produzione. In calo le quantità esportate ma in aumento il saldo della bilancia commerciale per il 2023, soprattutto grazie all’aumento dei listini medi dei prodotti;

Vino – in calo la produzione del 2023 rispetto al 2022; in aumento i listini nell’ultimo semestre. In calo le esportazioni in valore ma non in volume, a causa di una riduzione del volume delle IG esportate. Tiene la domanda interna nell’ultimo trimestre;

Olio – in calo durante tutto l’anno i consumi, a causa del rialzo dei listini in ogni fase della filiera;

Carni – per la carne bovina, cala la produzione nazionale, così come i costi di produzione a causa del calo dei costi di produzione; in aumento i consumi domestici. In calo la produzione anche per la carne suina, che non riesce a incontrare la domanda; ciò si traduce in un’alta pressione dei prezzi lungo la filiera.

Lattiero-caseari – lieve flessione della produzione di latte vaccino in Italia per il 2023; tuttavia, la competizione dei principali produttori comunitari si traduce in una spinta al ribasso del prezzo del latte alla stalla nazionale. In calo, a partire dall’estate, i prezzi degli input impiegati negli allevamenti, soprattutto per un ribasso dei prezzi dei mangimi e per il rallentamento della crescita dei prodotti energetici. In crescita le esportazioni di formaggi e latticini, mentre aumentano le importazioni di latte in cisterna.

 

CONSUMI

Secondo i dati dell’Osservatorio sui consumi alimentari Ismea-NielsenIQ, il carrello della spesa ha visto un aumento dell’8,1% rispetto al 2022. Aumenta la spesa per tutti i comparti, soprattutto per il riso (+20%), prodotti per la prima colazione e latte UHT (+15%), uova (+14%) e formaggi (+13%), mentre si contrae la spesa, sia in valore che in volume, per la frutta, soprattutto per quanto riguarda gli agrumi.

 

LE OPINIONI DELLE IMPRESE AGROALIMENTARI

L’indice del clima di fiducia (ICF) dell’agricoltura elaborato dall’Ismea vede un miglioramento sia su base congiunturale (+2,9 punti rispetto al terzo trimestre) sia su base tendenziale (+4,4 punti rispetto al quarto trimestre 2022), attestandosi su un valore di -0,6 (in una scala compresa tra -100 e +100) per il quarto trimestre del 2023. L’indice di fiducia più basso è registrato dalle imprese del Centro, mentre maggiore fiducia hanno le imprese del Nord. Resta alta la percentuale di imprese agricole che, tra quelle intervistate, dichiara di avere incontrato difficoltà nella gestione dell’attività aziendale nel quarto trimestre (42%), a causa dell’aumento dei costi correnti e del peggioramento delle condizioni meteorologiche. Il 38% delle imprese dichiara di aver registrato un calo del fatturato nel 2023 rispetto al 2022.

Per l’industria alimentare, il clima di fiducia cala, sia su base congiunturale (-11,9 punti rispetto al terzo trimestre) sia su base tendenziale (-6,6 punti rispetto al quarto trimestre 2022), attestandosi su un valore di -1,1 punti. Anche per l’industria alimentare, le imprese meno ottimiste sono quelle situate al Centro. La componente che influisce maggiormente sul calo del clima di fiducia è legata al livello degli ordini, in calo per il 28% delle imprese intervistate nel quarto trimestre 2023, soprattutto per la prima trasformazione delle carni (-63%) e per l’industria vitivinicola (-45%).

 

ACCESSO AL CREDITO DELLE IMPRESE AGRICOLE E DELL’INDUSTRIA ALIMENTARE

L’indagine mostra che circa il 35% delle imprese dell’industria alimentare intervistate hanno fatto richiesta di finanziamento negli ultimi 12 mesi, a fronte di un 26% delle imprese agricole.

Dall’indagine, emerge che il 44% degli operatori intervistati dell’industria alimentare giudica le condizioni di accesso al credito meno favorevoli rispetto a quelle del 2022, soprattutto per gli elevati costi associati alle richieste di credito bancario. Analogo andamento per gli operatori del settore agricolo: le maggiori difficoltà di ottenere un prestito sono infatti state riscontrate dal 46% degli intervistati, soprattutto a causa dei costi e dei tempi lunghi per le procedure e le concessioni.

Infine, l’indagine rileva come il 19% degli operatori dell’industria alimentare e il 27% degli operatori agricoli intervistati dichiari di avere problemi di liquidità: le ragioni sono da ricondurre, per entrambe le categorie, soprattutto al calo delle vendite e ai mancati incassi. Per l’industria alimentare, altri problemi che incidono sulla liquidità riguardano le scadenze sfalsate delle fatture a credito e a debito e l’insolvenza dei debitori; per le imprese agricole, i problemi risiedono anche nel ritardo dei pagamenti dei sussidi della PAC.

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