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Ismea, il report sulla congiuntura agroalimentare del quarto trimestre 2024

Ismea, il report sulla congiuntura agroalimentare del quarto trimestre 2024

Maggior ricorso al credito da parte delle imprese dell’industria alimentare, meno per le imprese agricole

Pubblicato da ISMEA il report sulla congiuntura del settore agroalimentare del quarto trimestre 2024. In un contesto economico internazionale che, nel corso del 2024, ha visto una ripresa degli scambi e un rallentamento dell’inflazione, il futuro dei conflitti in Ucraina e Medio Oriente e l’evoluzione della politica commerciale statunitense rappresentano i principali fattori di incertezza anche per il settore agroalimentare italiano, che nel 2024 ha sfiorato la cifra record di 70 miliardi di euro di esportazioni di alimenti e bevande.

 

L’AGROALIMENTARE ITALIANO NEL CONTESTO ECONOMICO

In generale, il quarto trimestre 2024 vede una variazione leggera dei costi di produzione per il settore agroalimentare italiano: l’indice Ismea dei prezzi dei mezzi correnti per il quarto trimestre 2024 sale del +0,5% su base congiunturale, mentre scende del -0,8% su base tendenziale.

Sul fronte dei prezzi dei prodotti agricoli, prosegue la tendenza in crescita dell’indice Ismea, che registra una variazione del +5,8% rispetto al trimestre precedente, per effetto di un rialzo delle quotazioni sia dei prodotti vegetali (+5,1%) sia dei prodotti zootecnici (+6,1%). L’indice cresce anche su base tendenziale (+2,1%), soprattutto per l’aumento, rispetto allo scorso anno, dei prezzi dei prodotti zootecnici (+9,5%), mentre la componente delle coltivazioni cala del -3,5%.

L’indice della produzione dell’industria alimentare registra un calo su base congiunturale, per una riduzione complessiva del -4,6%, mentre cresce nel confronto con il quarto trimestre del 2023, per un complessivo aumento del +2,6%.

Sul fronte dei commerci, nel 2024 le esportazioni di alimenti e bevande italiane hanno sfiorato i 70 miliardi di euro in valore, con una crescita del +7,5% sul 2023, a fronte di un andamento stabile su base annua dell’export nazionale complessivo di tutti i prodotti. Nel dettaglio, le esportazioni dell’industria alimentare hanno registrato un valore di 59,8 miliardi di euro, +7,9% rispetto al 2023, mentre la componente agricola ha segnato un export pari a 9,3 miliardi di euro in valore, in aumento del +5,1% rispetto all’anno precedente. Crescono le esportazioni per tutti i principali prodotti, sia in valore che in volume; tra questi, prosegue la crescita delle esportazioni dei vini in bottiglia, che registrano, tra gennaio e novembre del 2024, un aumento del +4,3% sia dei volumi che dei valori esportati rispetto allo stesso periodo del 2023. Seguono la pasta, l’olio extravergine di oliva, i vini spumanti, i formaggi stagionati, il caffè torrefatto e i prodotti di pasticceria e panetteria. Aumenta anche il valore delle importazioni agroalimentari (+7,2% su base tendenziale), soprattutto a causa dell’aumento degli acquisti di bovini vivi (+41,0% in termini monetari e +33,6% in quantità), formaggi stagionati, caffè non torrefatto e frumento tenero. Nel complesso, il saldo della bilancia commerciale agroalimentare resta positivo, e migliora rispetto ai primi undici mesi del 2023, con un surplus di poco superiore al miliardo di euro.

 

MERCATI DELLE PRINCIPALI FILIERE

Cereali – produzione mondiale di mais stimata in lieve contrazione nel 2024/25 (-1% annuo), mentre la produzione italiana del 2024 registra un raccolto di 4,9 milioni di tonnellate, in contrazione del -7,6% rispetto all’anno precedente, per effetto soprattutto della siccità, che ha portato a un calo del -7,7% delle rese, a una media di 9,9 t/ha. Durante i primi mesi della campagna, le quotazioni non si sono discostate molto da quelle dell’annata precedente, con il prezzo della granella a 226,00 €/t a dicembre 2024. La riduzione dei raccolti e delle scorte detenute dai principali esportatori ha portato a una ripresa delle importazioni, che tra gennaio e ottobre 2024 hanno registrato un +17% rispetto allo stesso periodo del 2024. Lieve calo anche per le produzioni mondiali di frumento tenero, mentre il raccolto nazionale registra una contrazione del -16% annuo, per 2,5 milioni di tonnellate complessive, soprattutto per effetto del calo delle superfici. Salgono, di conseguenza, le importazioni da parte delle principali imprese di trasformazione, mentre le quotazioni a dicembre 2024 hanno raggiunto i 247,46 €/t, +1% su base tendenziale.

Lattiero-caseari – Prosegue la ripresa della produzione italiana di latte, per un aumento del +1,5% in termini di volumi per i primi undici mesi del 2024 in confronto a gennaio-novembre 2023, secondo i dati Agea. Stabile il prezzo nazionale del latte alla stalla fino a giugno, per poi aumentare in estate superando, in media, i 57,6 €/100 litri a fine anno, +15% rispetto a dicembre 2023. In rialzo le quotazioni dei principali formaggi, con il Grana Padano che raggiunge una quotazione record di 10,53 €/kg per la stagionatura più breve a fine anno, +19% rispetto a un anno prima, soprattutto in virtù della forte domanda estera. Andamento simile per il Parmigiano Reggiano, che per il prodotto stagionato 12 mesi supera i 12,24 €/kg sempre nel mese di dicembre, +23% su base annua. In forte rialzo, su base annua, il prezzo del burro (+43%). Per quanto riguarda gli scambi, le esportazioni di formaggi e latticini italiani crescono del +11,2% in volume e del +8,2% in valore nel periodo gennaio-ottobre 2024 su base annua, grazie alla ripresa delle vendite in mercati strategici come Germania, Regno Unito e Stati Uniti. Le vendite, in particolare, sono state trainate soprattutto da formaggi freschi (+12,9% in volume e +8,3% in valore), Grana Padano e Parmigiano Reggiano (+9,4% in volume e +10,1% in valore) e i grattugiati (+11,3% in volume e +11,1% in valore); in aumento anche il Gorgonzola (+5,1% in volume e +0,3% in valore). Salgono, del +7,1% in volume, le importazioni di latte in cisterna nei primi dieci mesi del 2024 rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. Cala la spesa delle famiglie italiane per latte e derivati, con una variazione del -0,6% in termini di valore e del -1,0% di volume nel complesso del 2024 rispetto all’anno precedente, nonostante l’incremento dei consumi di yogurt (+4,0% in volume) e formaggi (+0,6%), che rappresentano l’eccezione rispetto a un quadro di riduzione degli acquisti che riguarda soprattutto il latte fresco (-6,7% su base annua).

 

CONSUMI

Secondo i dati dell’Osservatorio sui consumi alimentari Ismea-NielsenIQ, nel 2024 si è registrato un aumento del +0,9% su base annua della spesa alimentare, dopo il 2023 che aveva segnato un aumento record rispetto all’anno precedente. In particolare, a fronte di un aumento generalizzato dei volumi acquistati, è cresciuta la spesa per gli ortofrutticoli (+2,2% gli ortaggi e +2,9% la frutta), gli oli vegetali (+15,6%) e la pasta fresca (+2,4%), mentre si è registrato un calo della spesa per i prodotti di origine animale – a eccezione delle uova – con una contrazione del -1,1% delle carni e del -0,5% per i lattiero-caseari. In leggera flessione anche la spesa per i vini e gli spumanti (-0,4%), mentre cresce del +0,4% il valore degli acquisti di bevande analcoliche. Riguardo i volumi, calo per i prodotti proteici di origine animale, a fronte di un aumento dei volumi acquistati di ortofrutta e prodotti legati a salute e benessere. A livello geografico, l’aumento di spesa principale è stato registrato al Sud (+1,5%).

 

L’ACCESSO AL CREDITO DELLE IMPRESE AGROALIMENTARI

L’indagine realizzata da Ismea per il monitoraggio dell’accesso al credito da parte delle imprese del settore agroalimentare rileva che le imprese dell’industria alimentare sono maggiormente orientate al credito rispetto a quelle agricole intervistate, con il 30% delle prime che hanno presentato richiesta di finanziamento nel corso del 2024, a fronte del 25% delle seconde.

Nel dettaglio, per quanto riguarda le imprese del settore alimentare, il 70% delle imprese ha dichiarato di non aver avuto bisogno di finanziamenti, mentre il 26% degli operatori ha fatto richiesta e ottenuto un prestito. Tra questi ultimi, il 59% si è rivolto alla banca per un finanziamento di medio-lungo termine (18 mesi), soprattutto per acquistare macchinari e attrezzature o per la costruzione/ricostruzione di fabbricati e/o impianti. Tra coloro che hanno ricevuto un finanziamento a breve termine, il 47% aveva necessità di pagare i fornitori.

In riferimento al settore agricolo, invece, l’80% degli intervistati non ha fatto richieste di credito nell’ultimo anno, la maggior parte dei quali perché ha dichiarato di non aver avuto necessità. Il 16% dei rispondenti, invece, ha dichiarato di aver chiesto e ottenuto un finanziamento, in particolare per un finanziamento a medio-lungo termine per l’acquisto di macchinari e attrezzature o per la costruzione e la ristrutturazione di fabbricati e impianti (il 55% del totale).

 

Maggiori dettagli nel report in allegato.

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