Pubblicato da ISMEA il report sulla congiuntura del settore agroalimentare del terzo trimestre 2024. In un quadro internazionale in cui l’economia mostra segni di rallentamento, a causa dell’indebolimento del settore manifatturiero e della lenta ripresa dei commerci globali, il settore agroalimentare italiano prosegue nella traiettoria di crescita sui mercati internazionali, grazie all’aumento delle vendite all’estero delle principali categorie di prodotti. Rispetto agli ultimi due anni, rallenta il tasso di crescita della domanda interna dei prodotti alimentari.
L’AGROALIMENTARE ITALIANO NEL CONTESTO ECONOMICO
In generale, il terzo trimestre 2024 vede un calo dei costi di produzione per il settore agroalimentare italiano: l’indice Ismea dei prezzi dei mezzi correnti per il terzo trimestre 2024 scende del -0,5% su base congiunturale e del -2,9% su base tendenziale, a causa soprattutto della contrazione dei prezzi di mangimi e di prodotti energetici nell’ultimo anno.
Sul fronte dei prezzi dei prodotti agricoli, il valore medio dell’indice Ismea registra invece un aumento del +6,3% rispetto allo scorso trimestre, a causa di un rialzo che ha interessato sia i prodotti vegetali (+8,0%) sia i prodotti zootecnici (+4,3%), mentre è rimasto sostanzialmente stabile rispetto al valore assunto nel terzo trimestre 2023 (+0,1%).
Cresce l’indice della produzione industriale del settore alimentare, sia su base congiunturale, con il mese di agosto che registra un aumento del +0,4% rispetto al valore dello scorso trimestre, sia su base annua, con una crescita del +1,5% rispetto allo stesso periodo dello scorso anno.
Per quanto riguarda l’occupazione, i dati Istat riferiti al secondo trimestre 2024 (gli ultimi disponibili) indicano una riduzione del -4,3% degli occupati in agricoltura rispetto ai primi sei mesi del 2023, condizionata soprattutto da un calo dei lavoratori indipendenti (-7,6% su base annua), mentre più contenuta è la riduzione del numero dei lavoratori dipendenti (-0,7%).
Sul fronte dei commerci, prosegue la crescita delle esportazioni agroalimentari italiane segnando, nel periodo gennaio-settembre 2024, un valore complessivo di 51 miliardi di euro di prodotti agroalimentari esportati, in aumento del +7,6% su base annua. Crescono le esportazioni per tutti i principali prodotti, sia in valore che in volume; tra questi, prosegue la crescita delle esportazioni dei vini in bottiglia avviata nel primo semestre, che registrano, tra gennaio e agosto del 2024, un aumento del +3,5% per i valori e del +2,8% per i volumi esportati rispetto allo stesso periodo del 2023. Seguono la pasta di semola (+3,8% in valore, +11% in volume), l’olio extravergine d’oliva (+62,5% in valore, +4% in volume), il caffè torrefatto (+7,7% in valore, +4% in volume) e i prodotti della panetteria e pasticceria (+14,3% in valore, +11,7 in volume). Aumenta anche il valore delle importazioni agroalimentari (+5,6% su base tendenziale), soprattutto a causa dell’aumento degli acquisti di olio extravergine di oliva (+31,0% in valore su base annua, nonostante una riduzione del -15,5% in termini di volume), prosciutti e spalle freschi o surgelati (+6,3% in valore e +11,7% in volume), bovini vivi (+6,8% in termini monetari e +2,0% in quantità) e dei volumi di mais (+17,5%, con un calo del -18,3% in valore). Nel complesso, il saldo della bilancia commerciale agroalimentare resta positivo, e migliora rispetto ai primi nove mesi del 2023 (+968 milioni di euro).
MERCATI DELLE PRINCIPALI FILIERE
Cereali – la produzione nazionale di frumento duro, secondo i dati Istat, si è ridotta del -5% annuo nella stagione 2024, per un totale di 3,5 milioni di tonnellate. A pesare sulla quantità prodotta è stata soprattutto la siccità nelle regioni meridionali, che ha portato a un generale calo delle rese, e la riduzione delle superfici coltivate. I minori volumi di granella, tuttavia, dovrebbero essere caratterizzati da un contenuto proteico elevato (12-13%). Dinamica inversa a livello mondiale, dove le stime indicano una produzione in crescita, in grado di soddisfare l’aumento del consumo globale. Per questa ragione, i mercati hanno registrato una lieve flessione tra luglio e ottobre, raggiungendo i 289,94 €/tonnellata, -15% rispetto al listino dello scorso anno. Crescono, a causa della riduzione della produzione interna, le importazioni (+6% su anno). In ribasso anche la produzione italiana di frumento tenero (-15,7% su base annua), a causa soprattutto degli effetti climatici nel Nord-Ovest. Stabili i raccolti a livello globale, mentre scende leggermente la domanda. I mercati sono partiti su livelli bassi a luglio, per poi riprendere e raggiungere, a ottobre, un prezzo di 235,91 €/tonnellata. In aumento le importazioni. Per il mais, invece, la stabilità delle superfici coltivate e l’aumento delle rese portano, secondo i dati Istat, a un aumento della produzione nazionale (+1,3% su base annua), che raggiunge le 5,4 milioni di tonnellate. Più pessimistiche le previsioni degli operatori del settore, ancora provvisorie ma che indicano una contrazione dei raccolti nazionali di circa il 2% rispetto allo scorso anno, a causa delle conseguenze meteorologiche. A livello mondiale, le stime indicano una sostanziale stabilità delle produzioni, per cui il mercato non presenta particolari elementi di volatilità, per un prezzo medio di 225,20 €/tonnellata a ottobre (-0,5% su anno). In crescita le importazioni in Italia.
Ortofrutta – nel terzo trimestre 2024 il settore registra un miglioramento generale rispetto alle dinamiche del recente passato, con un livello di offerta superiore, rispetto al terzo trimestre del 2023, per molti prodotti del paniere ortofrutticolo, e un calo dei prezzi all’origine (-4,8%). Di conseguenza, si registrano cali di prezzi, che riguardano soprattutto meloni, pere, angurie e limoni. In aumento gli acquisti al dettaglio di prodotti ortofrutticoli freschi e trasformati (+0,6% su anno), soprattutto grazie ai freschi. Cresce il saldo della bilancia commerciale per il settore, grazie soprattutto all’aumento delle esportazioni di ortaggi trasformati.
Vino – secondo le stime di Ismea, Uiv e Assoenologi, l’aumento della produzione rispetto all’ultimo anno (ma sempre sotto la media degli ultimi 5 anni) a 41 milioni di ettolitri, dovrebbe restituire all’Italia il primato della produzione mondiale di vino, complice la scarsa vendemmia francese. Preoccupa tuttavia il mercato, che dovrebbe contare, secondo le stime, su un volume totale di 81 milioni di litri, considerando anche le giacenze, molto al di sotto degli 89 milioni della scorsa campagna. In aumento i prezzi sia dei bianchi che dei rossi per il periodo agosto – ottobre 2024, rispettivamente del +41% e del +13,5%.
Olio – la dinamica dei listini dell’olio extravergine d’oliva italiano ha registrato, dall’inizio dell’anno, valori costantemente al di sopra dei 9 euro/kg, nonostante la lieve flessione che, dopo il massimo raggiunto a marzo, ha portato il prezzo in Puglia mediamente sui 9,15 €/kg a ottobre. Più marcata la riduzione dei prezzi in Spagna, con le quotazioni dell’extravergine che a ottobre sono scese a 7,14 €/kg.
Carni – Dopo una prima parte dell’anno che ha registrato un aumento delle macellazioni di carne bovina, l’estate ha visto una riduzione delle produzioni nazionali, in un quadro europeo dove i primi sette mesi del 2024 segnano un aumento della produzione del +4,2% rispetto al 2023, per la quale però si prevede un calo del -0,5% entro fine anno. Riprendono le importazioni di capi da ristallo dalla Francia, nonostante l’aumento dei prezzi, fattore che arriva ad incidere per il 60% sui costi totali di allevamento. Crescono sul mercato i prezzi dei vitelloni, mentre nel mercato all’ingrosso delle carni si registra una crescita del +16% dei prezzi su base annua. Torna in negativo la tendenza della domanda domestica di carne bovina (-2,2% in termini di volume e -1,2% in termini di spesa per i primi otto mesi dell’anno). Per le carni avicole, il primo semestre dell’anno registra un aumento dell’offerta del +5,7% rispetto allo scorso anno, situazione che provoca un’eccedenza che si ripercuote negativamente sul livello dei prezzi, anche se il terzo trimestre vede un recupero del livello dei prezzi del +14% rispetto al trimestre precedente. Crescono gli acquisti domestici di carni avicole, del +1,2% in termini di volume su base annua, anche se il calo dei prezzi ha comportato una riduzione della spesa famigliare del -2%. Per le carni suine, la produzione comunitaria vede una graduale ripresa, a seguito di due anni su livelli bassi. La maggiore disponibilità e il calo della domanda cinese portano a un calo dei listini dei suini da macello che a settembre registrano una contrazione del -10% rispetto allo stesso mese dello scorso anno. Riprende anche la produzione in Italia (+1,3% nei primi otto mesi dell’anno rispetto al 2023), anche in questo caso seguita da un ridimensionamento dei prezzi. Continua, tuttavia, il calo dei consumi interni di carne suina, con gli acquisti delle famiglie italiane che, nel periodo gennaio-agosto 2024, registrano un calo del -3,6% in volume su base annua.
Lattiero-caseari – Prosegue la ripresa della produzione italiana di latte, per un aumento del +1,1% in termini di volumi per i primi otto mesi del 2024 in confronto a gennaio-agosto 2023, secondo i dati Agea. Stabile il prezzo nazionale del latte alla stalla fino a giugno, per poi aumentare in estate superando, in media, i 54 €/100 litri a settembre. In rialzo le quotazioni dei principali formaggi, con il Grana Padano che raggiunge una quotazione record di 10,15 €/kg a settembre, +17% rispetto a un anno prima, soprattutto in virtù della forte domanda estera. Andamento simile per il Parmigiano Reggiano, che per il prodotto stagionato 12 mesi supera gli 11,3 €/kg sempre nel mese di settembre, +12% su base annua. Vicino al raddoppio, su base annua, il prezzo del burro (+82%). Per quanto riguarda gli scambi, le esportazioni di formaggi e latticini italiani crescono del +11,1% in volume e del +8,0% in valore nel periodo gennaio-luglio2024 su base annua, trainate soprattutto da formaggi freschi (+11,9% in volume e +7,1% in valore), Grana Padano e Parmigiano Reggiano (+10% in volume e +9,6% in valore) e i grattugiati (+11,9% in volume e +9,6% in valore); in aumento anche il Gorgonzola (+5,4% in volume e +0,1% in valore). Salgono, del +4,7% in volume, le importazioni di latte in cisterna nei primi sette mesi del 2024 rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. Cala la spesa delle famiglie italiane per latte e derivati, con una variazione del -1,7% in termini di valore e del -0,9% di volume nei primi otto mesi del 2024 rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente, nonostante l’incremento dei consumi di yogurt e formaggi, che rappresentano l’eccezione rispetto a un quadro di riduzione degli acquisiti che riguarda soprattutto il latte fresco (-7,0% su base annua).
CONSUMI
Secondo i dati dell’Osservatorio sui consumi alimentari Ismea-NielsenIQ, il costo del carrello alimentare nel terzo trimestre 2024 è costato agli italiani il +0,5% rispetto allo stesso periodo del 2023. Si registra, su base annua, un aumento della spesa per ortofrutticoli (+1,1% gli ortaggi e +3,3% la frutta), oli vegetali (+18,0%), uova (+1,3%) e bevande analcoliche (+1,6%); si contrae invece la spesa per carni (-2,4%), ittici (-0,2%), lattiero-caseari (-1,7%) e salumi (-0,5%). A livello territoriale, si registra una crescita della spesa soprattutto nel Nord-est (+1,1%).
LE OPINIONI DELLE IMPRESE AGROALIMENTARI
L’indice del clima di fiducia (ICF) dell’agricoltura elaborato da Ismea vede un miglioramento sia su base congiunturale (+4,6 punti rispetto al secondo trimestre 2024) sia su base tendenziale (+2,8 punti rispetto al terzo trimestre 2023), attestandosi su un valore di -0,7 (in una scala compresa tra -100 e +100) per il terzo trimestre del 2024. Pesa soprattutto il giudizio negativo dato dagli operatori intervistati sull’andamento degli affari correnti, anche se migliora la componente dell’indice che esprime la percezione dell’andamento degli affari futuri, +5,5 punti rispetto al secondo trimestre 2024 e +1,3 punti in confronto al terzo trimestre dello scorso anno. In termini territoriali, l’indice di fiducia più basso è registrato dalle imprese del Centro (-7,5 punti). Tra i diversi settori, gli imprenditori più pessimisti sono coloro che operano nel settore dei seminativi (-10,0 punti), mentre la fiducia è maggiore tra gli imprenditori del settore dell’olivicoltura da olio (+6,9 punti).
Il 14% delle imprese dichiara un aumento del fatturato complessivo nel periodo gennaio-settembre rispetto all’anno precedente, mentre il 52% delle imprese agricole sostiene di avere incontrato difficoltà nella gestione aziendale per quanto riguarda il terzo trimestre dell’anno, in linea con il trimestre precedente. I fattori che hanno messo maggiormente in difficoltà gli imprenditori sono stati le condizioni climatiche, i costi correnti e il calo dei prezzi dei prodotti agricoli.
In calo l’indice del clima di fiducia per l’industria alimentare su base congiunturale (-2,3 punti rispetto al secondo trimestre 2024), attestandosi su un valore di +9,2 punti per il terzo trimestre 2024. Rallenta l’ottimismo soprattutto per effetto del calo degli ordini ricevuti. Per l’industria alimentare, le imprese meno ottimiste sono quelle situate al Sud, mentre le più ottimiste sono quelle del Nord-est. Tra i pessimisti, a livello settoriale, soprattutto gli imprenditori del settore della trasformazione ortofrutticola.
Per l’industria alimentare, il 27% degli operatori dichiara di aver incontrato difficoltà nella gestione dell’impresa durante il terzo trimestre del 2024, soprattutto per la difficoltà nel trovare personale e per l’aumento dei costi delle materie prime.
Maggiori dettagli nel report in allegato.