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La tecnologia entra in stalla

La tecnologia entra in stalla

Nicholas e Rodolfo Fusar Poli, soci della cooperativa Santangiolina Latte, guidano l’azienda La Robinia, ad Arluno (Mi). Hanno da poco introdotto il rilevatore di calore: spiegano come funziona e quali vantaggi porta

Due occhi in più, braccia forti e cuore appassionato, una visione diversa dell’azienda agricola e della sua gestione e anche una maggiore praticità con i computer e in generale con le nuove tecnologie: da un anno, Nicholas Fusar Poli, nato negli anni Novanta, guida assieme al padre Rodolfo l’azienda La Robinia, ad Arluno (Mi), socia della cooperativa Santangiolina Latte. “L’ingresso di mio figlio in azienda ha aiutato - racconta il padre - Lui è più esperto con le nuove tecnologie e questo serve. Oggi, per dirne una, anche la fattura è elettronica. Io ho 55 anni, fra 10 spero di andare in pensione. Se non ci fosse stato lui avrei piano piano dismesso tutto. Invece abbiamo deciso di investire. Gli investimenti sono stati fatti per lui, su di lui”.

La storia dell'azienda
Far parte di una cooperativa aiuta – sottolinea Rodolfo Fusar Poli - perché se un’azienda è nel mercato libero l’acquirente può decidere in un qualunque momento di non ritirarle più il latte, cosa che non avviene con la cooperativa, che stabilisce il prezzo e quello resta e ci supporta nelle nostre scelte. Se c’è aggregazione qualcosa si ottiene sempre”.
È Nicholas a spiegare la storia dell’azienda, che ha aderito al progetto Milkcoop Innovation, promosso da Confcooperative Lombardia, per supportare le cooperative lattiero-casearie e i loro soci in processi di crescita e sviluppo: la cascina è stata aperta nel 1978 da suo nonno e i suoi fratelli, che hanno costruito le stalle e le case in cui oggi ancora vivono. Da un lato sulla sinistra appena si entra nell’area di loro proprietà si sviluppano le abitazioni, basse, con giardino intorno. Di fronte, sull’altro lato, le stalle. Il nonno di Nicholas e i suoi fratelli hanno iniziato avendo solo vacche da latte, poi l’azienda si è piano piano allargata e sono andati avanti con il padre che aiutava il nonno. Lo scorso anno, l’ulteriore passaggio generazionale.

Oggi hanno 100 vacche in lattazione, in un unico gruppo, 220 i capi totali, compresi vitelli e manze di accrescimento. Le manze sono divise in tre gruppi: manzette, manze da fecondare e gravide, la razione è uguale per tutte.

Il medaglione magnetico
Alimentazione diversa è invece prevista per le vacche in lattazione, che portano come collare un medaglione magnetico, collegato con la rete wi-fi al pc, da cui si imposta la quantità giornaliera di mangimi e quella della singola razione. L’alimentatore, grazie al medaglione, riconosce l’animale quando si avvicina e gli fornisce la razione impostata. “Ce l’hanno solo le vacche fresche - spiega Nicholas Fusar Poli - lo mettiamo 5/6 giorni dopo il parto e lo teniamo fino a quando le ingravidiamo. Una volta questo metodo era molto più diffuso perché si usava un gruppo unico. Nel nostro caso, in cui non possiamo dividerlo, è un modo per premiare le fresche che fanno più latte”.

Il rilevatore di calore
Fra gli strumenti innovativi introdotti da poco in azienda c’è il rilevatore di calore: un orecchino blu, inserito sull’animale, in grado di rilevare quanto si muove e quanto rumina. Due dati fondamentali da cui l’allevatore può sapere quando la vacca è in calore e se ci sono in corso delle malattie. La tecnologia, con questo strumento, ha fatto il suo ingresso in stalla, agevolando il lavoro degli agricoltori. 
Il rilevatore di calore esiste in commercio in diverse forme, anche come collare. “Noi abbiamo fatto la scelta dell’orecchino, perché abbiamo già un medaglione. Due collari iniziano a dar fastidio agli animali”, dice Nicholas. Una volta inserito sulla vacca, fornisce tutta una serie di dati, rilevabili da pc e smartphone, tramite un'antenna installata nella stalla. È tutto wireless. Dall’installazione occorre aspettare una settimana perché inizi a rilevare il calore, mentre per quanto riguarda il profilo dell’alimentazione il rilevamento è immediato. Il calcolo viene fatto tenendo conto della routine dell'animale, per questo è importante dare il tempo allo strumento di raccogliere questi dati. Nel software di gestione, è possibile individuare il dettaglio di ogni singolo animale. Quando una vacca è in calore si muove di più: nel grafico che la riguarda si nota un picco che piano piano si alza, rilevando il maggior movimento. In quel momento inizia il calore. “L’animale va fecondato quando il picco scende, perché scatta allora il periodo più fertile. Il periodo di fertilità rilevato è di 26 ore”, spiega Nicholas, che elenca anche i vantaggi di questo metodo.

I vantaggi 
È come avere un uomo in più che rimane fisso in stalla per osservare i calori. Se perdi i calori, perdi tempo e perdi anche i guadagni. In alcuni casi, fra l'altro, i calori sono silenti. Per cui è impossibile accorgersene ad occhio nudo, invece l'orecchino installato li rileva sempre. Ottimizzi il periodo di calore, e quindi poi la produzione di latte. In più rileva anche quanto mangia. Se una vacca non mangia non fa il latte. Il rilevatore avvisa attraverso un allarme che arriva su pc o cellulare che c'è qualche anomalia in corso rispetto allo standard dell'animale: ha mangiato o ruminato poco oppure si è mossa poco”. Quando la ruminazione diminuisce può esserci un problema di chetosi, ad esempio, o una mastite. Si riesce quindi a intervenire preventivamente. I Fusar Poli hanno installato l'orecchino poco meno di un anno fa. E da allora hanno già notato dei miglioramenti: “Abbiamo diminuito l'uso di farmaci, di antinfiammatori. E in ottica di benessere animale è un vantaggio, perché significa che le vacche stanno meglio. Per quanto riguarda il calore riusciamo a intervenire prima e in maniera più efficace e questo porta a una maggiore produzione”. “Quando cominci ad usare la tecnologia ti rendi conto di quanto può aiutare nella gestione dell'azienda – sottolinea Rodolfo Fusar Poli – Il rilevatore del calore è un investimento che si ripaga in poco tempo”.

I nuovi progetti 
Fra i progetti in agenda c'è quello di aumentare il numero di vacche in lattazione e ampliare quindi la stalla, mettendo anche le cuccette. Sul fronte coltivazioni, invece, un cambiamento è già in corso. Hanno 91 ettari, quasi tutti in affitto e sono autosufficienti nella produzione, ad eccezione dei pellettati. Il nuovo obiettivo è diminuire l'insilato di mais e sostituirlo con il miscuglio triticale - veccia, “perché ha meno costi, meno problematiche per tossine, muffe – spiega Rodolfo Fusar Poli - Coltivare il mais è diventato complicato, anche per il clima. Con questo cambiamento, ci sono miglioramenti in ottica di sostenibilità ambientale, perché si diminuiscono i trattamenti e ne trae giovamento anche il terreno, con una diminuzione dei costi, pure per il gasolio. Ed è possibile anche fare un secondo raccolto”. Questo passaggio a La Robinia è già cominciato.

 

Milkcoop

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