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L'e-commerce continua a crescere, si conferma un'abitudine degli italiani

L'e-commerce continua a crescere, si conferma un'abitudine degli italiani

Il boom dell'ecommerce registrato durante il Coronavirus è destinato a lasciare il segno: si è passati da un +44% pre Covid a un +152% post Covid, spiega Mark Up

Un incremento da due a tre cifre, con punte di un + 300%: è quello registrato dall’e-commerce, fra il pre e il post Covid. Durante la pandemia Covid 19 e in particolare durante il lockdown, in tanti, costretti in casa, hanno scelto questa modalità per fare la spesa più comodamente e senza correre rischi. Tanto che, per il comparto food in particolare, si può parlare di una vera e propria rivoluzione. Che ha innescato una corsa in avanti, come spiega Stefano Cini, E-commerce and Marketing Analytics Director di Nielsen: “Ci siamo addormentati nel 2020 e ci siamo risvegliati nel 2025”, infatti, la crescita dell’e-commerce durante il lockdown ha riportato dati di crescita che erano stati previsti in un arco temporale di cinque anni, non stupisce dunque che il sistema sia andato in tilt.

Ma quanti di loro sono rimasti? Che cosa potrà fare la gdo nostrana per rispondere a tale domanda? È la domanda che si è fatta anche Mark Up che, con Retail Institute, ha dedicato un Talk al tema, come spiegano in un articolo pubblicato su Repubblica.it.
Cini ci offre uno scenario competitivo del brick & mortar (i negozi) che dal lockdown ad oggi varia alcune posizioni: i discount riguadagnano terreno, così come i drugstore, retrocedono supermercati e libero servizio, pur rimanendo ampiamente in positivo e anche gli ipermercati riguadagnano terreno.

Sul fronte e-commerce, si è passati da un +44% preCovid a un +152% post Covid, con punte nel lockdown del 305%.
Le famiglie che hanno fatto acquisti post lockdown sono state +56%, dimostrazione che non è bastato aprire la porta di casa per far tornare tutti nei punti di vendita ma per molti l’acquisto online è diventata una alternativa reale. Anche l’ammontare dello scontrino online, del 2,5 superiore a quello offline, rende l’affair e-commerce ancora più intrigante.

Ma questa esplosione non significa ancora che l’e-commerce è ormai presente in tutte le case come modalità di acquisto: per ora solo il 3% è cliente del canale digitale delle insegne brick and mortar, quota che raddoppia su Milano, ma la domanda potenziale, valutata da Nielsen, di 16,8 milioni di utenti, che hanno acquistato nell’online su siti di retailer durante il mese di marzo è sicuramente invitante, spiega Mark Up. Per raggiungere altre cifre, bisognerebbe affrontare le criticità che si sono verificate durante il lockdown: il 18% di questi acquirenti ha rinunciato a fronte di mancanza di slot disponibili alla consegna, ad esempio. E l’e-commerce non è ancora disponibile in molte zone: un cap italiano su due non ha alcuna possibilità di essere raggiunto dall’e-commerce e solo il 5% dei negozio offre il click and collect (spesa online e ritiro in negozio) un’opzione che sembra piacere molto ai consumatori e che, in Francia, dove è già molto diffuso, funziona molto bene.

Per quanto riguarda i singoli siti: i clienti hanno fatto la spesa online durante il lockdown su una media di 2 siti e mezzo, più della metà si è rivolto ai market place, il 48% ai siti delle insegne, il 18% ai siti specializzati mentre un 5% al food delivery. Dei siti della gdo vince l’assortimento, mentre per i marketplace la navigazione fa la differenza, la disponibilità del prodotto 24/7 porta clienti ai siti specializzati e, infine, la velocità di consegna è il plus dei food delivery.

Il futuro? Secondo Nielsen il 98% degli e-shopper, che hanno acquistato online durante il lockdown, continuerà a frequentare l’e-commerce e di questi, il 54% continuerà ma solo per specifici prodotti. In questo campo, le prime evidenze premiano l’area casa e cura del sé, unica eccezione il caffè, grazie al fatto, probabilmente, che c’è un player molto forte sul campo che ha lavorato molto bene sull’omnicanalità e sulla specializzazione.


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