Dopo una prima parte del 2024 che ha visto un generale aumento delle consegne di latte nella maggior parte dei paesi europei, il terzo trimestre registra un andamento variabile a livello europeo, per effetto delle condizioni climatiche e sanitarie avverse (soprattutto la blue tongue) che hanno determinato un rallentamento delle produzioni in alcuni dei principali produttori. Se, da una parte, si registra una crescita per i volumi di latte raccolti in paesi come Italia (+1,3% nel periodo gennaio-settembre 2024 su base annua), Francia (+1,5%), Polonia (+3,7%) e Spagna (+1,7%), dall’altra le produzioni in Irlanda e nei Paesi Bassi hanno visto un calo, rispettivamente del -4,1% e del -1,9% nei primi nove mesi del 2024 rispetto allo stesso periodo dello scorso anno, mentre la Germania mantiene una sostanziale stabilità.
In rialzo, di conseguenza, anche il livello dei prezzi, che a partire dall’estate hanno ripreso a salire fino a una media comunitaria di 49,6 €/100 kg a settembre (+14,3% su base tendenziale). Industria lattiero-casearia europea sempre più orientata alla produzione di formaggi (+2,8% su anno nei primi nove mesi), per effetto della domanda in crescita da parte di Stati Uniti, Regno Unito e Giappone, che trainano la crescita dell’export del +1% nel periodo gennaio-luglio. D’altra parte, si registra un calo delle produzioni di burro (-2,2%), con i listini su livelli mai così elevati, e di polveri (-0,1% per le magre e -0,6% per le grasse), in particolare per il crollo della domanda cinese di prodotto europeo, in parte soddisfatto dalle esportazioni neozelandesi.
In Italia, cresce la produzione nazionale di latte, +1,3% nei primi tre trimestri del 2024 rispetto allo scorso anno. Riprende a salire il prezzo del latte alla stalla, dopo una prima parte dell’anno sostanzialmente su livelli stabili, a partire dall’estate e grazie, soprattutto, all’andamento favorevole dei principali formaggi. Il valore medio del mese di ottobre, infatti, si è attestato sui 55,28 €/100 litri, +5,4 €/100 litri rispetto allo scorso anno.

Tendenza in calo per i prezzi dei mezzi correnti: l’indice Ismea segna un calo del -12,7% nei primi dieci mesi dell’anno rispetto al 2023, per effetto soprattutto della traiettoria in discesa dei prezzi dei mangimi (-19% su base tendenziale) e dei prodotti energetici (-11%).
Continua la crescita delle quotazioni dei principali prodotti del mercato lattiero-caseario nazionale, con un’accelerazione ulteriore a partire dall’estate, spinta dalla forte domanda estera. Nel dettaglio, a novembre il Grana Padano stagionato 9 mesi raggiunge il prezzo record all’ingrosso di 10,32 €/kg (+18% circa rispetto a un anno prima), mentre per il Parmigiano Reggiano 12 mesi ha segnato il superamento dei 12 €/kg, per una crescita della quotazione di oltre il 20% rispetto al novembre 2023. Su livelli record anche il burro che, nello stesso mese, ha sfiorato gli 8 €/kg, per un incremento del +55% su base annua, mentre rimane stabile il prezzo della mozzarella vaccina.

Volano le esportazioni dei prodotti lattiero-caseari italiani, sulla scia delle performance senza precedenti registrate nel 2023, quando il fatturato estero ha superato i 5,47 miliardi di euro. In generale, i primi otto mesi del 2024 vedono un aumento del valore delle esportazioni, per tutti i prodotti lattiero-caseari, del +7,0%, sfiorando i 4 miliardi di euro. A far da traino, formaggi e latticini, per i quali il periodo gennaio-agosto vede un incremento su base annua del +7,6% del valore e del +11,5% del volume delle esportazioni, grazie soprattutto alle performance dei freschi (+12,8% in volume e +7,7% in valore), Grana Padano e Parmigiano Reggiano (+10,4% in volume e +9,5% in valore), ma anche dei grattugiati (+11,1% in volume e +9,4% in valore) e del Gorgonzola +4,9% in volume e -0,5% in valore).
Crescono anche le importazioni, per un complessivo +5,2% in termini di valore. Si registra, in particolare, un aumento delle entrate di formaggi del +8,2% in volume e del +6,1% in valore nei primi otto mesi del 2024, soprattutto freschi e semiduri, così come di burro (+0,9% in volume), mentre prosegue il calo degli acquisti di latte confezionato (-6,1%). Salgono le importazioni di latte in cisterna, per effetto della domanda da parte dell’industria di trasformazione, con un incremento del +8% nei primi otto mesi dell’anno. La Germania rimane il fornitore principale ma si registrano aumenti importanti degli acquisti da Slovenia, Austria e Ungheria.
Malgrado il ridimensionamento dell’inflazione, il calo della spesa alimentare registrato nei primi nove mesi dell’anno nel mercato interno è da attribuire ai minori volumi del carrello della spesa. In particolare, per i lattiero-caseari la spesa si contrae del -1,2% annuo nel periodo gennaio-settembre 2024, per una riduzione dei volumi acquistati del -0,6%. Prosegue il calo degli acquisti di latte fresco (-6,9% su base annua), mentre sale del +3,8% in volume lo yogurt. In recupero gli acquisti di formaggi (+1,1% in volume) in particolare grazie ai freschi (+1,6%) e ai prodotti spalmabili (+3,4%), mentre scendono gli acquisti di formaggi duri (-0,2%), soprattutto per i prezzi ancora elevati all’ingrosso che si ripercuotono sul commercio al dettaglio.
Per l’andamento del settore lattiero-caseario nei prossimi mesi, le tensioni geopolitiche e le incertezze legate al buon andamento delle condizioni climatiche rendono difficile elaborare previsioni di lungo termine. Nonostante questo, la domanda globale di latte e prodotti lattiero-caseari dovrebbe proseguire nell’attuale tendenza in crescita, grazie a uno slancio delle richieste da parte dei paesi di Africa, Medio Oriente e Sudest Asiatico, a fronte del rallentamento del mercato cinese. Secondo le stime della Commissione Europea, la produzione comunitaria di latte dovrebbe crescere lievemente nei prossimi anni, grazie alle prospettive offerte dalla Polonia. L’aumento delle produzioni previsto nei paesi dell’Est Europa dovrebbe essere in grado di controbilanciare le tendenze in calo in nazioni come Danimarca o Paesi Bassi, dove le stime prospettano una riduzione delle consistenze degli allevamenti, anche a seguito dell’introduzione di politiche restrittive in materia ambientale. Sul lato dei consumi, si prevede che, a livello comunitario, nei prossimi anni aumenterà la richiesta di prodotti lattiero-caseari, anche se a un ritmo molto lento, grazie alla crescita stimata della domanda di formaggi, polveri, prodotti salutistici e burro, mentre dovrebbero calare gli acquisti di prodotti freschi, tra i quali yogurt e, soprattutto, latte alimentare.
Sul fronte nazionale, l’anno dovrebbe chiudersi con una produzione in rialzo, riportando il grado di autoapprovvigionamento sopra l’80%, riducendo quindi la pressione competitiva dei principali fornitori. D’altra parte, il contesto di mercato e l’imprevedibilità dell’andamento delle condizioni climatiche e sanitarie potrebbero impattare sulla disponibilità di materie prime per il bestiame. Nonostante questi fattori di incertezza, l’Indice Ismea sul Clima di Fiducia dell’industria alimentare fotografa l’ottimismo degli operatori del settore lattiero-caseario, i quali si aspettano un buon andamento delle vendite negli ultimi mesi dell’anno.
Maggiori dettagli nel documento in allegato.