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UE, commercio agroalimentare in crescita a gennaio 2024

UE, commercio agroalimentare in crescita a gennaio 2024

Saldo della bilancia commerciale in crescita del +27% su base annua

Pubblicati dalla Commissione Europea i dati sul commercio agroalimentare dell’Unione relativi a gennaio 2024. Rispetto al mese di dicembre 2023, si osserva una crescita sia per il valore delle esportazioni, che per il mese di gennaio hanno raggiunto un valore di 18,4 miliardi di euro, così come del valore delle importazioni, attestato sui 13,4 miliardi di euro. Di conseguenza, la bilancia commerciale registra un surplus pari a 5 miliardi di euro, in calo del 9% in confronto al mese precedente ma in crescita del +27% rispetto a gennaio 2023. Di seguito i dettagli relativi a esportazioni e importazioni.

 

Export

Nel gennaio 2024, le esportazioni agroalimentari dell'UE hanno registrato un valore pari a €18,4 miliardi, con un aumento del +4% su base mensile e del +2% su base annua. Nel dettaglio dei principali prodotti, rispetto a gennaio 2023 si osserva una crescita del valore delle esportazioni di olive e olio d’oliva (+146%, dovuto soprattutto all’aumento dei prezzi, mentre i volumi esportati rimangono stabili), preparazioni alimentari miste (+10%), zucchero e isoglucosio (+149%, soprattutto per aumento dei volumi di zucchero bianco) e cereali, in forte crescita in termini di volumi esportati (+44%) e moderatamente in termini di valore (+5%). In calo, sempre rispetto a gennaio 2023, il valore delle esportazioni di olii vegetali (-43%) e di prodotti lattiero caseari (-7%), a causa soprattutto dei prezzi più bassi rispetto all’anno precedente. Il Regno Unito si conferma la principale destinazione dei prodotti agroalimentari dell’Unione Europea, contando per il 23% del valore delle esportazioni comunitarie per il mese di gennaio 2024. In particolare, le esportazioni verso il mercato britannico crescono del +8% su base annua, trainate dagli aumenti di birra, sidro, carne suina e preparazioni di frutta e noci. Al secondo posto gli Stati Uniti, che assorbono il 12% del valore delle esportazioni agroalimentari comunitarie, in crescita del +9% rispetto a gennaio 2023, soprattutto grazie a olive e olio d’oliva. Al terzo posto si conferma la Cina (6% delle esportazioni agroalimentari UE), nonostante il calo del -11% su base annua, dovuto alla riduzione delle importazioni di carne suina e preparati di cereali europei.

 

Import

Le importazioni agroalimentari nell’Unione hanno registrato un valore di €13,4 miliardi a gennaio 2024, in crescita del +10% su base congiunturale ma in calo del -5% su base tendenziale, soprattutto per una riduzione dei prezzi che ha riguardato molte categorie di prodotti. Nel dettaglio dei principali prodotti, rispetto a gennaio 2023 crescono le importazioni di olive e olio di oliva (+168%), mentre si osservano cali per i cereali (-34%), oleaginose e colture proteiche (-14%) e olii vegetali (-25%). Il Brasile si conferma come principale fonte di prodotti agroalimentari per l’Unione Europea, rappresentando il 10% del totale delle importazioni agrifood comunitarie, registrando una crescita del +2% rispetto a gennaio 2023, guidata da oleaginose e colture proteiche che compensano le ridotte importazioni di cereali. Nonostante un calo delle importazioni del -2% rispetto allo stesso mese dell’anno precedente, l’Ucraina si conferma il secondo principale esportatore di prodotti agroalimentari in Unione Europea; la riduzione nel valore delle importazioni è spiegata dalla riduzione dei prezzi dei cereali e delle oleaginose, nonostante la crescita dei volumi importati. In calo del -5% anche le importazioni dal Regno Unito, terza principale fonte comunitaria di prodotti agroalimentari (10% del totale delle importazioni). Tra gli altri paesi, crescono significativamente le importazioni dalla Costa d’Avorio (+83% rispetto a gennaio 2023, trainate dalle maggiori importazioni di cacao), mentre si osserva un calo delle importazioni da Australia (-78%, per un calo della colza), Indonesia (-44%, a causa di una riduzione delle importazioni di olio di palma), e da Argentina (-35%, soprattutto per le farine di soia).

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