Dieci punti messi nero su bianco, dalle sfide ambientali, all’approccio agroecologico, passando per i controlli, l'innovazione e arrivando alla comunicazione: sono i punti del Manifesto Bio 2030, elaborato da esperti del settore, associazioni interessate ed istituzioni coinvolti negli Stati Generali del biologico, “Rivoluzione Bio”, che si sono svolti a Bologna, collegati con Sana, la Fiera Internazionale del biologico. Non è mancato il contributo scientifico di Nomisma nella stesura del documento. Una serie di sfide da affrontare e di opportunità da cogliere per tutto il comparto.
Entrando nel dettaglio, nel primo punto del Manifesto viene messa in chiaro la necessità di promuovere un’agricoltura attiva, per affrontare le sfide ambientali. “Promuovere un modello di agricoltura sostenibile – si legge nel documento - significa contribuire in modo efficace alla conservazione nel tempo della fertilità del suolo e delle risorse ambientali, oltre che favorire il reddito equo dell’agricoltore, la tutela della salute dell’operatore agricolo e del consumatore”. In questo contesto, “l’approccio agroecologico è determinante per affrontare efficacemente la sfida climatica ed arrestare la perdita di biodiversità, con miglioramenti in termini di occupazione e sviluppo rurale sostenibile”. Si sottolinea inoltre la necessità l’agricoltura biologica e biodinamica diventi una priorità all’interno delle politiche agricole nazionali e comunitarie, in particolare nell’ambito della riforma della PAC post 2020.
E poi ancora, dicono gli esperti: occorre rafforzare gli elementi di distintività del biologico, tanto che viene definito “determinante” il lavoro di completamento della nuova regolamentazione europea sull’agricoltura biologica, che si concluderà nel 2021. La zootecnia biologica deve rappresentare una frontiera strategica per l’agricoltura italiana. "Ciò è particolarmente importante nelle aree interne del paese dove la natura e il paesaggio ben si coniugano con tale tipologia di allevamento e dove l’attività zootecnica rappresenta spesso il principale presidio territoriale e uno degli ultimi argini contro lo spopolamento e l’abbandono delle terre".
Regole, controlli e innovazione
Un ruolo cruciale, viene detto nel Manifesto, devono avere anche la regolamentazione e i controlli. In particolare, “rimane la necessità di un ulteriore rafforzamento dei controlli sui prodotti provenienti dai paesi extra UE”. Così come deve avere un ruolo fondamentale l’innovazione: “le imprese biologiche hanno bisogno più di altre di ricerca e sperimentazione e di servizi capillari di consulenza specializzata e formazione. Ciò deve avvenire sulla parte agronomica, organizzativa e sociale, valorizzando l’approccio agroecologico e il benessere animale”.
In questo quadro, gli enti locali svolgono un ruolo importante, sottolinea uno dei punti del Manifesto: “È necessario un nuovo protagonismo degli enti locali nelle politiche di sviluppo rurale, che devono supportare scelte di pianificazione e programmazione a livello territoriale che abbiano nel biologico e nell’economia verde gli elementi caratterizzanti”. E poi ancora, informazione e importanza della tracciabilità: “una maggiore trasparenza nelle etichette con dettagliate informazioni al consumatore rappresenta un importante contributo per la conoscenza e l’utilizzo di prodotti biologici”. Nel Manifesto si sottolinea inoltre che anche la comunicazione riveste un ruolo chiave, su cui puntare attraverso anche un potenziamento dell’educazione alimentare diffusa. E in questo ambito, è altrettanto importante, dicono gli esperti, arrivare ad avere un logo nazionale, collegato all’origine degli ingredienti agricoli, che “oltre a consentire ai consumatori di poter scegliere prodotti biologici coltivati in Italia - potrà favorire i contratti di filiera, oltre che l’adozione di un sistema di tracciabilità dell’origine dal campo alla tavola”.