Ambiente

Diete sostenibili: un traguardo ancora difficile da raggiungere

Diete sostenibili: un traguardo ancora difficile da raggiungere

Dal sondaggio commissionato dalla Arla Foods a YouGov è emersa una diffusa disinformazione, tra i consumatori, in merito alle scelte di alimentazione più sostenibili

L'Organizzazione delle Nazioni Unite per l'alimentazione e l'agricoltura (in sigla FAO) definisce le diete sostenibili come “quelle diete a basso impatto ambientale che contribuiscono alla sicurezza alimentare e nutrizionale e a una vita sana per le generazioni presenti e future. … (queste diete)..sono protettive e rispettose della biodiversità e degli ecosistemi, sono culturalmente accettabili, accessibili, ed economicamente eque e convenienti, da un punto di vista nutrizionale sono adeguate, sicure e sane, ottimizzando al contempo le risorse naturali e umane.”

Tuttavia, dal sondaggio condotto da YouGov, su richiesta di Arla Foods, è emersa una diffusa disinformazione tra i consumatori in merito a quali potrebbero essere le scelte alimentari più sostenibili.

La Arla Foods è una azienda casearia di proprietà di oltre 8.900 agricoltori provenienti da diversi Stati e rappresenta uno dei principali attori nel settore lattiero-caseario internazionale in quanto detiene marchi come Arla®, Lurpak®, Puck® e Castello®. L’azienda, oltre ad essere il più grande produttore mondiale di prodotti lattiero-caseari biologici, svolge la propria attività attribuendo un ruolo chiave al buon nutrimento lattiero-caseario basato su una agricoltura sostenibile.

Le interviste commissionate dalla Arla Food hanno interessato 8.212 consumatori nel Regno Unito, Danimarca, Svezia e Germania. Dalle risposte raccolte è stato riscontrato che i due terzi (66%) degli intervistati non considerano le scelte alimentari come un possibile impegno verso la sostenibilità.

Solo un consumatore su tre (34%) afferma di associare l'alimentazione al concetto di diete sostenibili.

La maggior parte dei consumatori ha dichiarato di impegnarsi in scelte sostenibili ovunque possibile, ma la loro attenzione resta focalizzata principalmente su tematiche come l'impronta di carbonio, la biodiversità, i confezionamenti e il benessere degli animali.

La professoressa Judy Buttriss, ex direttore generale della British Nutrition Foundation, commenta i risultati del sondaggio affermando che: “È fantastico continuare ad accrescere la nostra consapevolezza di come la produzione alimentare e le nostre diete influenzino il clima e la natura. Tuttavia, questa ricerca mostra che molte persone tendono a trascurare (…) l'alimentazione, che è sempre stata (…) un fattore essenziale per il nostro benessere fisico e mentale a lungo termine.”

Questo fenomeno è oggi definito “la fame nascosta” (“Hidden hunger”) in quanto si riferisce a diete con basso apporto di nutrienti (vitamine e minerali).

A riguardo, Lea Brader, nutrizionista in Arla Foods, spiega:

“Le persone a rischio di carenza di micronutrienti potrebbero non rendersene conto. Se la tua dieta è povera, puoi comunque ottenere energia dai macronutrienti come carboidrati e grassi. Tuttavia, non si ottengono necessariamente quantità sufficienti di micronutrienti come ferro, zinco, calcio, iodio, vitamina A, vitamine del gruppo B e vitamina C. Questo è il motivo per cui la carenza di micronutrienti è anche chiamata "fame nascosta"."

L'OMS ha stimato che più di due miliardi di persone nel mondo soffrono di "fame nascosta" e che il 20% di queste sono europei.

L’unica possibile strategia per combattere questa problematica è rappresentata dalla definizione di linee guida sulle diete corrette, così inducendo i consumatori a compiere scelte di alimentazione sostenibile.

Ed ancora, il sondaggio mostra un chiaro desiderio tra i consumatori del Nord Europa di ottenere maggiori informazioni su come rendere le loro diete più sostenibili.

Tuttavia, la metà (49%) di loro non ha idee chiare su una tipologia di alimentazione che possa essere anche sostenibile e il 52% afferma di volere essere più preparata a riguardo.

La nutrizionista Brader, sul punto, consiglia: “Con tonnellate di informazioni di dominio pubblico che possono essere o meno scientificamente convalidate, può sicuramente essere difficile decidere cosa mangiare per rimanere in salute e vivere in modo sostenibile. Un buon punto di partenza è seguire le linee guida dietetiche nazionali”.

Le linee guida dietetiche ufficiali, infatti, promuovono tipi di alimentazioni che sono nutrienti, accessibili, convenienti e culturalmente accettabili. Ad oggi sono molti i Paesi che hanno iniziato a tener conto dell'impatto che il cibo ha sul clima e del fenomeno dello spreco alimentare.

Infine, la Dott.ssa Brader conclude affermando che: “È positivo riscontrare che il 69% dei consumatori intervistati ha dichiarato di comprendere quali sono le raccomandazioni ufficiali da seguire per avere un'alimentazione sana ed equilibrata nel proprio Paese. In sostanza, è necessario includere molta più verdura, frutta, legumi e cereali integrali, oltreché latticini, uova, pesce e carne (ma quest’ultima in minori quantità). Se tutti i cittadini decidessero di seguire queste linee guida, tutta la nazione sarebbe orientata verso una alimentazione sostenibile”.

Dunque, per una consapevolezza più diffusa sull'importanza delle diete sostenibili, l'attività di divulgazione di informazioni promossa da ogni singolo Paese rappresenterebbe un'ulteriore azione concreta a favore della sostenibilità.

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