Un passo deciso e un impegno concreto verso la sostenibilità: settantasette Paesi si sono impegnati a ridurre le emissioni nette di carbonio entro il 2050. Settanta Paesi hanno annunciato che aumenteranno i loro contributi nazionali determinati entro il 2020. Oltre 100 leader del settore privato si sono impegnati ad accelerare il loro passaggio alla green economy. Sono alcuni degli impegni presi durante il Climate Action Summit delle Nazioni Unite, che si è svolto lo scorso 23 settembre a New York con i leader mondiali.
Molti paesi e oltre 100 città - tra cui molte delle più grandi del mondo - hanno annunciato nuovi passi significativi e concreti da portare avanti per combattere la crisi climatica. Inoltre, molti dei paesi più piccoli, inclusi gli Stati in via di sviluppo delle piccole isole e i paesi meno sviluppati, sono stati tra quelli che hanno preso gli impegni più grandi, nonostante abbiano contribuito meno al problema.
Il segretario generale dell’ONU Antonio Guterres in chiusura del Climate Action Summit, ha sottolineato la necessità di “piani più concreti, azioni più ambiziose da parte di molti paesi e molte industrie. Inoltre c’è bisogno, una volta per tutte, che gli istituti finanziari, pubblici e privati, adottino strategie di investimento orientate alla green economy”.
Gli impegni dei singoli Paesi
Tra le principali dichiarazioni e impegni presi dai leader, vi è quella della Francia che ha annunciato che non stipulerà nessun accordo commerciale con paesi che hanno politiche che vanno contro l’accordo di Parigi. La Germania si è impegnata a raggiungere l’obiettivo zero emissions entro il 2050, mentre il Regno Unito ha deciso di duplicare la quota di finanziamento per le azioni globali per il clima fino ad un valore di 11,6 miliardi di sterline per il periodo dal 2020 al 2025. L’India si è impegnata ad aumentare la capacità di energia rinnovabile di 175 GW entro il 2022 e ha annunciato che fino a 80 paesi hanno aderito all’International Solar Alliance. La Cina invece ha dichiarato che ridurrà le emissioni di CO2 di oltre 12 miliardi di tonnellate all’anno e perseguirà un percorso di crescita di alta qualità e sviluppo a basse emissioni di carbonio. In campo anche l’Unione Europea che ha annunciato che almeno il 25% del prossimo bilancio dell’UE sarà destinato ad attività legate al clima. E la Russia ha dichiarato che ratificherà l’Accordo di Parigi, portando il numero totale di paesi che hanno aderito all’Accordo a 187.
Il contesto
Dichiarazioni e impegni che si inseriscono in un contesto in continua evoluzione, legato appunto al cambiamento climatico e agli impatti ambientali delle attività umane che pongono di fronte a importanti sfide e a situazioni che rischiano di diventare ben presto insostenibili. Da una parte, se si considerano le emissioni globali, stanno raggiungendo sempre più livelli record e non mostrano segni di riduzione. Dall’altra ci sono gli effetti del cambiamento climatico: gli ultimi quattro anni sono stati i quattro più caldi mai registrati e le temperature invernali nell’Artico sono aumentate di 3 ° C dal 1990. Stiamo iniziando a vedere l’impatto del cambiamento climatico anche sulla nostra salute, con l’inquinamento atmosferico, le ondate di calore e i rischi per la sicurezza alimentare. Negli ultimi anni però si sono sviluppati modelli, strumenti e soluzioni convenienti e scalabili che, se adottati, potrebbero facilitare il passaggio verso economie più pulite e più resistenti. Gli ultimi studi mostrano che se si agisce in modo tempestivo è ancora possibile ottenere risultati soddisfacenti: ridurre le emissioni di carbonio del 45% nel prossimo decennio e mantenere l’aumento della temperatura media globale sotto i 2 ° C - in linea con quanto previsto con l’Accordo di Parigi.