Il comparto della trasformazione alimentare si trova sempre più stretto tra le aspettative di consumatori, che sono via via più attenti alla qualità dei prodotti, e la necessità di adeguare i prezzi agli standard qualitativi. Non è però semplice per i produttori convincere il pubblico a pagare un premio per un prodotto di qualità superiore.
Già da alcuni anni i consumatori incrementano il tempo e l’attenzione per leggere le etichette degli alimenti per sapere cosa contengono e adeguare quindi i loro acquisti alle preferenze qualitative. Poco tempo fa un’associazione di consumatori britannica, denominata 'Which?', ha pubblicato un’indagine sugli ingredienti utilizzati per produrre diversi gelati al gusto di vaniglia. I risultati hanno fatto notizia a livello nazionale: uno su cinque dei gelati testati non conteneva panna, latte fresco o vaniglia. Gli unici marchi che contenevano tutti e tre gli ingredienti tradizionali del gelato erano quelli che si posizionavano su una fascia alta del mercato, applicando un prezzo superiore ai concorrenti.
Prima del 2015, un prodotto etichettato "gelato" nel Regno Unito doveva contenere almeno il 5% di grassi del latte e il 2,5% di proteine del latte. Tuttavia, dall'introduzione delle norme in materia di informazione alimentare nel 2015, tali norme non si applicano più.
Soltanto se viene dichiarato che il gelato viene prodotto a partire dal latte (‘dairy ice cream’) allora deve contenere almeno il 5% di grassi e proteine provenienti da latte convenzionale. Mancano però del tutto dei requisiti simili per chiamare un prodotto semplicemente ‘gelato’.
Questo vuoto normativo porta alla riformulazione del prodotto per ridurre il contenuto di prodotti che hanno prezzi relativamente elevati. Secondo Which? Infatti, anche i prodotti più economici, realizzati con ingredienti di qualità inferiore, possono essere etichettati come ‘gelato’. È evidente che il prezzo di un prodotto economico riflette la qualità delle materie utilizzate per produrlo.
I consumatori dovrebbero avere la possibilità di acquistare cibo a buon mercato. Ma perché questa sia una scelta vera, si dovrebbe basare su due premesse: in primo luogo, devono sapere che hanno altre opzioni a disposizione, in secondo luogo, devono comprendere il trade-off della scelta. Sempre più spesso, molti consumatori stanno sviluppando un forte apprezzamento per ciò che accade nei processi di produzione degli alimenti acquistati. Questa tendenza si riflette in alcuni segmenti di mercato che stanno crescendo molto, come è il caso dei prodotti biologici. Inoltre, le aziende di trasformazione hanno iniziato un processo di “pulizia” delle etichette, così da produrre cibi con ingredienti che rendano il prodotto finito quanto più naturale e semplice possibile. Tutto questo però sottende alla necessità di un’educazione alimentare adeguata per tutti i consumatori. Purtroppo, l'accesso all'educazione alimentare non è uguale per tutti i segmenti di consumo, il che significa che i consumatori svantaggiati hanno meno probabilità di fare scelte informate.