Economia e mercati

Ismea: punti di forza e criticità delle cooperative di piccole e medie dimensioni

Ismea: punti di forza e criticità delle cooperative di piccole e medie dimensioni

Il report tiene conto dell'attuale panorama economico 

Un report di Ismea sulle cooperative agroalimentari italiane di piccole e medie dimensioni mette in luce i loro punti di forza e criticità nel contesto del panorama economico attuale. Dall’indagine emerge la fotografia di un mondo composito e diversificato, dove la base sociale è un fattore chiave nel determinare i percorsi di sviluppo. Una compagine di conferenti dinamici ed entusiasti può contaminare positivamente il futuro della cooperativa.

È un pianeta che vede fondamentali punti di forza nel legame con il territorio e nel controllo della filiera a monte, a cui spesso si affiancano alcune debolezze, come una visione del mercato non sempre strategica e una massa critica spesso insufficiente. Da sottolineare anche la scarsa disponibilità di professionalità specifiche sul controllo di gestione e sulla finanza in un quadro, peraltro, in cui le modalità di approccio con il sistema bancario diventano sempre più articolate.
Questi, alcuni dei risultati dello studio svolto da Ismea, che ha considerato come baricentro la piccola e media cooperativa agroalimentare italiana. L'obiettivo era l'individuazione degli atteggiamenti delle cooperative nei confronti del panorama competitivo attuale. Sono stati realizzati un'indagine su un campione di cooperative e una serie di colloqui con testimoni privilegiati, in Italia e all'estero.
Ne è emerso un quadro di preoccupazione, ad esempio per la difficoltà di riversare sul prezzo di vendita la lievitazione di costi. Le cooperative sono apparse orientate a lavorare con i mercati esteri ma anche consapevoli dell'esigenza di mettere in campo competenze e modalità di relazione più evolute.
Riguardo agli investimenti, fino a inizio 2022 si era assistito a un certo dinamismo, grazie al parziale supporto di risorse pubbliche, ma le difficoltà successive hanno comportato un rallentamento.

Volgendo lo sguardo ai futuri scenari evolutivi, si conferma una marcata eterogeneità di situazioni. Per parte delle cooperative si prevede l'abbandono di quei soci in condizioni difficili e disincentivanti, con processi di concentrazione in quelli rimasti. 
In altre cooperative, sono i conferenti più efficienti e professionali ad abbandonare il gruppo per intraprendere percorsi alternativi. La cooperativa subisce un ridimensionamento e corre il rischio di vedere un aumento dei costi fissi unitari non sostenibile a lungo. Ma, data l'importanza di un mondo rurale attivo in territori privi di valide alternative, si può ipotizzare che vengano destinate risorse pubbliche a questa causa. 
Per altre ancora, il futuro può coincidere con strategie di aggregazione e di integrazione verticale, per fronteggiare shock economici e acquisire potere negoziale, oppure con una struttura aziendale più robusta e un management opportuno, mantenendo la stessa fascia dimensionale, meglio se all'interno di una filiera.
In linea generale, sembra diffondersi la convinzione che la cooperativa non possa limitarsi a ritirare e a trasformare il prodotto, ma dovrebbe differenziarsi maggiormente rispetto a un acquirente privato attraverso una offerta più ampia di servizi. Un fattore critico è la costante vicinanza ai soci, con momenti di confronto, di dialogo, di soluzioni condivise.
Le istituzioni e le organizzazioni potranno aiutare nel sostenere tante cooperative a salvaguardia del patrimonio territoriale e sociale, obiettivo particolarmente importante nel lungo termine.

In allegato il report completo

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