Economia e mercati

Latte, vendite in calo ma non per tutti i comparti

Latte, vendite in calo ma non per tutti i comparti

Luci e ombre si rincorrono nel settore lattiero caseario. Il calo di vendite del latte è generalizzato, in Italia e in Europa, anche a causa delle fake news che si stanno diffondendo riguardo all’oro bianco, ma in alcuni segmenti comunque esiste e resiste il dato positivo, con una crescita rispetto al passato. E le aziende, che provano a rispondere alle esigenze, in continua evoluzione, dei consumatori, stanno diversificando la loro offerta. Emerge da una rilevazione Nielsen, su dati gennaio 2018 – 2019, pubblicata in uno speciale sul latte della rivista Food.   

Il latte fresco, con una quota in volume pari al 28,3%, è quello che ha subito un maggior calo (-1,8%); quello uht, che copre circa il 71,3% del mercato italiano, ha visto una diminuzione dello 0,7%. In totale si è registrato un calo del giro d’affari per un valore di 1,9 miliardi di euro (- 0,7%). Dai dati Nielsen emergono chiaramente quali sono i prodotti in calo e quali con opportunità di crescita. In primis, il biologico, che conquista ogni anno nuove fette di mercato; ma ancor più piacciono le soluzioni Esl (Extendend Shelf life) - con una maggior durata del prodotto - e il delattosato che crescono ad un tasso del 17,9% (a volume). Un altro dato interessante è che rallentano le vendite di prodotti arricchiti “con”, a vantaggio di quelli “senza”.

Entrando nel dettaglio dei diversi segmenti, per quanto riguarda il latte fresco, calano le vendite a valore sia del parzialmente scremato che dell’alta qualità (rispettivamente del 3,4% e del 3,3%), mentre crescono, a doppia cifra, quelle del microfiltrato Esl ad alta digeribilità (+18.8%) e anche il latte fresco scremato (+9,8%). Il parzialmente scremato piace sempre meno anche quando è a lunga conservazione (-4,5%). Sul fronte Uht, i prodotti per i quali si registra il segno positivo sono quelli ad alta digeribilità/ delattosato e il latte intero.

Altri trend positivi e ricercati dal consumatore sono il concetto di filiera corta (forte incremento della domanda di prodotti locali e del territorio). Inoltre, il tema del rispetto del benessere animale diventa prioritario: i produttori si dichiarano attenti a questa questione, anche se una forte criticità è rappresentata dal quadro normativo poco chiaro e assenza di certificazioni univoche riconosciute (quindi si ingenera ulteriore confusione nel consumatore).

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