Economia e mercati

Report Ismea, Agrimercati – focus sull'accesso al credito

Report Ismea, Agrimercati – focus sull'accesso al credito

In luce anche l'andamento dei prodotti lattiero caseari

Il contesto economico mondiale, il settore agroalimentare italiano in quel contesto, i consumi domestici da un lato e, dall’altro, le opinioni delle imprese agroalimentari sulla congiuntura e focus sull'accesso al credito.  E anche il mercato delle principali filiere agroalimentari nel quarto trimestre del 2022, lattiero casearia compresa. Sono i temi principali messi in luce nel Report di Ismea, “LA CONGIUNTURA AGROALIMENTARE DEL QUARTO TRIMESTRE 2022”, con anticipazioni e prospettive (report in allegato)

Il contesto economico mondiale
L'agroalimentare italiano nel contesto economico
I consumi domestici dei prodotti agroalimentari
Le opinioni delle imprese agroalimentari sulla congiuntura e focus sull'accesso al credito
I prodotti lattiero caseari

Il contesto economico mondiale
Entrando nel dettaglio, il quarto trimestre del 2022 è stato caratterizzato da una graduale decelerazione delle spinte inflazionistiche in seguito agli interventi di politica monetaria restrittiva attuati dalle banche centrali e al calo dei prezzi dei prodotti energetici. In ogni caso, l'inflazione prevista nel 2023 è ancora significativa, rimanendo intorno al 7% nei paesi dell'UE, Italia compresa.
Nel 2023 si prevede un rallentamento della crescita economica mondiale - dal 3,2% del 2022 al 2,7% - dovuta principalmente al dato poco più che stagnante delle economie avanzate.

L'agroalimentare italiano nel contesto economico
L'annata agricola è stata caratterizzata dall'instabilità dei mercati internazionali delle materie prime agricole e dei prodotti energetici, con un forte rialzo dei prezzi e che ha avuto ricadute particolarmente pesanti sui costi di produzione. Anche l'andamento meteorologico è stato poco favorevole, con un'annata contraddistinta dalla siccità, che ha influito su volumi e qualità dei raccolti. Al netto della variazione dei prezzi, nel 2022 la produzione dell'agricoltura si è ridotta in volume dello 0,7%, mentre il valore aggiunto ha perso l'1%.
Per quanto riguarda gli scambi con l'estero, secondo i dati appena diffusi dall'Istat, nel 2022 vi è stato un forte aumento sia delle importazioni che delle esportazioni agroalimentari italiane in valore, in larga misura riconducibile alla dinamica dei prezzi, ma anche una significativa crescita dei volumi scambiati. Gli aumenti dei prezzi si sono fatti sentire soprattutto dal lato delle importazioni, e ciò ha fatto peggiorare la bilancia agroalimentare italiana, che è passata dal surplus di 3,9 miliardi di euro del 2021 a un disavanzo superiore a 1,6 miliardi nel 2022.

I consumi domestici dei prodotti agroalimentari
Con prezzi in aumento e salari inchiodati a un +0,8%, le famiglie hanno patito la riduzione del loro potere d'acquisto e hanno reagito modificando la loro spesa alimentare. 
Secondo i dati Ismea-NielsenIQ, nel corso del 2022 il carrello della spesa si è alleggerito, con riduzioni delle quantità acquistate dal -1% del latte fresco al -31% del pesce fresco; ma, nonostante ciò, è costato agli italiani il 6,4% in più rispetto allo scorso anno, soprattutto a causa delle dinamiche della spesa da agosto a dicembre.

Le opinioni delle imprese agroalimentari sulla congiuntura e focus sull'accesso al credito 
Pur in un quadro ancora negativo, l'indagine trimestrale sulle opinioni delle aziende agricole e dell'industria agroalimentare del panel, Ismea mette in luce qualche timido segnale di ottimismo per il futuro. Per quanto riguarda l'agricoltura, i più pessimisti sono gli operatori dei comparti dei seminativi e dell'olio d'oliva riguardo agli affari correnti, ma in generale in tutti i comparti le prospettive per gli affari futuri risultano promettenti. Per l'industria alimentare il clima di fiducia è leggermente peggiorato rispetto al terzo trimestre del 2022 a causa soprattutto del pessimismo legato alle attese di produzione a breve. Si registrano comunque opinioni positive da parte delle imprese del Nord-Est rispetto alla situazione congiunturale, mentre per le imprese del Meridione sono le aspettative di produzione a rendere positivo il valore dell'indice.
Per quanto riguarda il focus sull'accesso al credito, nel corso del 2022 il 35% degli operatori del settore dell'industria intervistati ha chiesto un prestito alle banche, contro il 24,5% di quelli del settore primario. In entrambi i casi, prevalgono le richieste di finanziamenti a medio-lungo termine (59% per l'agricoltura, 67% per l'industria alimentare).

I prodotti lattiero caseari
L'impennata dei prezzi degli input e le avverse condizioni meteorologiche in alcuni bacini produttivi hanno continuato a far calare la produzione mondiale di latte anche negli ultimi mesi del 2022. In particolare, nel bacino australe la campagna di commercializzazione 2022/2023 è stata segnata da un -3,1% in Nuova Zelanda (cumulato giugno-novembre) e un -6,7% in Australia (periodo luglio-novembre), mentre nell’UE si registra una sostanziale stabilità delle consegne (-0,1% nel periodo gennaio-novembre). Di fronte a un prezzo del latte alla stalla in continua salita (media ponderata UE pari a 57,8 euro/100 kg a novembre) e all’aumento dei costi energetici, anche gli industriali europei hanno rallentato la produzione, soprattutto di latte intero in polvere (-5,7% nel periodo gennaio-novembre) e, seppure in misura meno incisiva, di burro (-0,1%) e formaggi (-0,5%). Il mercato comunitario ha reagito con i primi segnali di cedimento dei listini dei lattiero caseari nella fase finale del 2022, ma a determinare il cambio di rotta è stata soprattutto la contrazione della domanda cinese, con variazioni negative a due cifre per tutti i principali prodotti (polveri grasse -19% nel periodo gennaio-novembre; polveri grasse -24%; formaggi -18%), non adeguatamente compensata dallo slancio dei principali importatori su scala mondiale (Regno Unito, Indonesia, Giappone, USA).
Il mercato nazionale ha continuato ad avere un’intonazione molto positiva nell’ultimo trimestre, come evidenziato dall’Indice Ismea dei prezzi all’origine dei prodotti lattiero caseari (+34,1% rispetto al quarto trimestre 2021), chiudendo l’anno con una variazione media a due cifre (+26,5%). La spinta al rialzo è stata generalizzata e ha interessato tutte le fasi della filiera. Nell’ultimo trimestre il prezzo percepito dagli allevatori è ulteriormente aumentato, attestandosi in media a 58 euro/100 litri alla stalla (+45% su base tendenziale, Iva esclusa senza premi), ma sono cresciuti anche i prezzi degli input produttivi, soprattutto mangimi (+39%) e prodotti energetici (+66%), e la produzione di latte è ulteriormente diminuita chiudendo l’anno con un -1,3% rispetto al 2021 (dati provvisori, Fonte: Agea-Sian). Nella fase all’ingrosso l’aumento delle quotazioni ha riguardato, in particolare, il Grana Padano (+31% rispetto al quarto trimestre 2021) e i prodotti freschi, come la mozzarella vaccina (+36%). Seppure leggermente superiori allo scorso anno, nell’ultima frazione del 2022 sono rimasti stabili, invece, i prezzi all’ingrosso del Parmigiano Reggiano (+3,6% su base tendenziale) e sul fronte delle materie grasse, in analogia a quanto verificatori a livello continentale, si è registrato un progressivo rientro dei listini, con il burro nuovamente sceso sotto i 4 euro/kg nel mese di dicembre. L’aumento dei prezzi si è concretizzato anche nella fase al consumo con un impatto significativo sulla spesa per i prodotti lattiero caseari - in aumento dell’8,6% nel 2022 - che ha indotto le famiglie a ridurre le quantità nel carrello, senza nessuna eccezione in termini di referenze merceologiche. Nei primi dieci mesi del 2022 si è notevolmente assottigliato il saldo positivo della bilancia commerciale, come conseguenza di un aumento delle importazioni in valore (+40% su base annua) decisamente maggiore rispetto a quello registrato dalle esportazioni (+18%). I prezzi elevati hanno scoraggiato alcuni dei principali acquirenti del made in Italy caseario e, in particolare, le esportazioni di formaggi e latticini italiani hanno avuto una vera e propria battuta di arresto sul mercato tedesco (-11% in volume) e, seppure in misura più contenuta, su quello statunitense (-1% in volume). Nel complesso gli introiti derivanti dalle vendite all’estero di formaggi e latticini sono aumentati del 18,6%, a fronte di un +6,9% in termini quantitativi, e tra le principali categorie si sottolinea la performance dei freschi (+29,4% in valore e +9,1% in volume), di Grana Padano e Parmigiano Reggiano (+8,3% in valore e +4,3% in volume), dei grattugiati (+23,8% in valore e 14,3% in valore) e del Gorgonzola (+15% in valore e +3,2% in volume). In crescita anche le importazioni di formaggi (+7,1% in volume e +39,4% in valore nei primi dieci mesi del 2022).

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