L’innovazione genetica coinvolge i campi e i singoli prodotti, poi arriva sugli scaffali dei supermercati e cambia il carrello della spesa, ma spesso il consumatore non se ne accorge. Trova prodotti freschi, soprattutto se si parla di frutta e verdura, senza grandi differenze nel passaggio da una stagione all’altra, e procede all’acquisto.
Dai diversi tipi di pomodori, alla pasta e al riso che non scuociono, dalla baby anguria all'uva italiana senza semi. "Se andassimo indietro agli anni Ottanta a fare la spesa – spiega all’Ansa il direttore del Crea - Centro di ricerca genomica e bioinformatica, Luigi Cattivelli - i prodotti sarebbero molto differenti da quelli di oggi".
L'innovazione genetica applicata alla maggior parte delle piante ha cambiato il volto a quasi tutti i prodotti nello scaffale. Frutta e verdura si conservano meglio, sono resistenti alle malattie e si possono trovare quasi tutto l'anno. Stessa cosa per i frumenti che nel 99% dei casi sono stati selezionati dopo il 1980, andando incontro alle esigenze del mercato. La genetica è entrata anche nella stalla, dove le vacche oggi producono quasi il doppio del latte rispetto agli anni Ottanta. "Tutto questo è stato possibile grazie alle conoscenze di Mendel prima e alla scoperta del Dna dopo, che ha aperto la strada ad una nuova selezione varietale", sottolinea Cattivelli.
Poche, infine, le colture rimaste invariate, che costituiscono un'eccezione. È il caso delle pere dove, come spiega il ricercatore, sono state abbandonate molte varietà per privilegiare quelle in grado di conservarsi meglio in modo da essere disponibili sul mercato tutto l'anno. Perché alla fine, come dice Cattivelli, "il mercato lo fa il consumatore"