Innovazione

La sostenibilità ambientale è goccia a goccia

La sostenibilità ambientale è goccia a goccia

Una grande corte in cui si trova la casa familiare, un piazzale enorme, alcuni trattori parcheggiati in un angolo, sotto un portico. Oltre quelle mura, tutt’intorno, i campi, le stalle, gli animali. Qui, a Stagno Lombardo, a sud di Cremona, ha sede l’azienda agricola Paietta, a un paio di chilometri di distanza si trova l’azienda Faverzani, entrambe socie della cooperativa Latteria Soresina: “Sono perfettamente identiche, gestite a ciclo chiuso, una dalla famiglia di mia madre, l’altra da quella di mio padre”, spiega Paolo Faverzani, giovane laureato in Scienze delle tecnologie agrarie, che si occupa della parte agronomica delle due imprese, entrambe coinvolte nel progetto Milkcoop Innovation, promosso da Confcooperative Lombardia, per supportare le cooperative lattiero-casearie e i loro soci in processi di crescita e sviluppo. È lui ad aprire le porte dell’azienda, per raccontare come funziona, quali sono gli interventi effettuati, quali i progetti. “Abbiamo mantenuto l’identità separata delle due imprese per quanto riguarda le stalle, ma unito la gestione per i campi e questo ci ha permesso di ottimizzare alcuni processi”, sottolinea.

La famiglia Faverzani gestisce quegli stessi fondi dal 1796, ha acquistato l’azienda negli Anni Settanta, e negli ultimi dieci anni si è ampliata. Per raccontare le due aziende in numeri: i capi totali sono circa 2mila, di cui 900 in lattazione, la produzione è di 320 quintali al giorno, circa 35,5 capo/giorno, come media annua di produzione. Il latte è a destinazione Grana Padano. Oltre 400 gli ettari, in parte in proprietà in parte in affitto: sono autosufficienti per l’alimentazione degli animali, acquistano solo la parte proteica (soia e il girasole) e la paglia. “Sul fronte produzione – continua Faverzani – abbiamo 100 ettari di erba medica, 230 ettari di mais di primo raccolto e, fino all’anno scorso, 80 ettari di secondo raccolto, frumento seguito da mais. Quest’anno abbiamo implementato gli ettari dedicati al secondo raccolto e siamo arrivati a 120 ettari, aggiungendo la segale al frumento, più semina di mais”.

Best practice
Negli ultimi anni, Faverzani e la sua famiglia hanno puntato molto sulla sostenibilità ambientale. Fra gli interventi effettuati l’installazione di due impianti di fotovoltaico sui tetti delle stalle, per un totale di 750 kW. “Abbiamo creduto in questo tipo di impianto perché la nostra azienda guarda alla sostenibilità ambientale e il fotovoltaico è stato l’investimento più appropriato. Consumiamo circa 200 kWh di energia al giorno, il resto viene venduto”.

È stata anche introdotta l’irrigazione goccia a goccia per il mais: si usa un tubo principale e ogni 140 centimetri, cioè un’interfila sì e una no del mais, si mette una cannetta più piccola che poi viene riciclata alla fine dell’anno per produrre un’altra cannetta. “È quindi un ciclo sostenibile - spiega il giovane agricoltore - perché non si produce plastica che poi si butta”. È la cosiddetta economia circolare, tradotta nella pratica. La cannetta è dotata di alcuni “gocciolatori”, che lasciano cadere l’acqua, che viene distribuita a bassa pressione: così si ha un risparmio di gasolio e una maggiore efficienza dal punto di vista idrico, perché la cannetta bagna direttamente le radici della pianta e non viene dispersa. “Il mais ha bisogno di poca acqua, data però spesso– continua Faverzani - L’altro vantaggio di questa tecnica è che noi riusciamo a coprire i fabbisogni della pianta in modo più accurato, rimane verde più a lungo e quindi abbiamo un prodotto di migliore qualità e una maggiore produzione. Crediamo molto in questa tecnologia, è ancora costosa, ma secondo noi sarà il futuro dell’irrigazione, perché è davvero efficace”.
Nelle due aziende agricole un’altra tecnica utilizzata è quella di interrare i liquami subito dopo la distruzione: questo permette di ridurre la percolazione ed evita la volatilizzazione dell’azoto. “In questo modo utilizziamo al meglio i nostri refluii zootecnici”, puntualizza l’agricoltore.
A Stagno Lombardo, nelle due aziende Paietta e Faverzani è stata recentemente adottata, da uno a tre anni, anche la minima lavorazione, che funziona così: non si usano più l'aratro e le macchine azionate con le prese di potenza, come l’erpice rotante, ma solo macchine come ripuntatori e coltivatori combinati, che permettono di preparare il letto di semina con meno passaggi. “Non si rivoltano più gli strati del terreno, ma si mantiene lo strato fertile in superficie – spiega Faverzani – E i risultati si vedono nella produzione: quest’anno, ad esempio, per il mais, è stato un anno record, certo, siamo stati aiutati anche dalla stagione, ma quella tecnica utilizzata ha avuto il suo peso”. Migliore produzione, quindi, ma anche un consumo ridotto di gasolio e una minore usura delle macchine. Quindi, in generale, un risparmio. Segno che la sostenibilità ambientale può portare benefici anche economici.

Milkcoop

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