L’età non conta, o meglio, incide poco sulla decisione di percorrere la strada dell’innovazione tecnologica. Per questo tipo di scelta influisce di più l’aver conseguito una laurea a indirizzo agrario e l’appartenere al settore cerealicolo. Così come influisce la dimensione dell’impresa: più è grande maggiore è la possibilità di adottare soluzioni 4.0. L’identikit dell’agricoltore 4.0, che fa riferimento a quattro regioni del Nord (Lombardia, Emilia Romagna, Piemonte e Veneto), emerge dalla ricerca dell‘Osservatorio Smart Agrifood della School of Management del Politecnico di Milano e del Laboratorio RISE (Research & Innovation for Smart Enterprises) dell’Università degli Studi di Brescia, la quale aveva già messo in luce un vero e proprio boom dell’agricoltura 4.0, per un valore di mercato compreso tra i 370 e i 430 milioni di euro nel 2018. Il campione di riferimento utilizzato come base per l’indagine, mette in luce il sito agricultura.it, conta 903 risposte da altrettante aziende agricole. Di queste, 71 sono lombarde, 141 piemontesi, 104 emiliane e 89 venete.
Titolo di studio
La ricerca evidenzia che “non sembra che l’età possa essere rilevante al fine di determinare l’adozione o meno di tecnologie di agricoltura 4.0”. Più significativo è il titolo di studio dell’imprenditore: “Sembra che un titolo di studio a indirizzo agrario sia associato a una maggiore probabilità di adottare soluzioni di agricoltura 4.0. Non sembra invece essere rilevante il titolo di studio di per sé. Questa dinamica sembra riflettersi anche nelle singole regioni (salvo che per il Veneto)”.
Entrando nel dettaglio, in Lombardia gli imprenditori agricoli che adottano soluzioni 4.0 hanno una laurea nel 57% dei casi e, nel 64% dei casi, hanno una laurea ad indirizzo agrario. In Piemonte gli imprenditori agricoli laureati che puntano sull’innovazione digitale sono il 42% e il dato sale al 56% in relazione alle lauree ad indirizzo agrario. In Emilia Romagna i laureati che operano in campo agricolo puntando all’innovazione rappresentano il 50%, mentre gli imprenditori 4.0 con laurea ad indirizzo agrario sono l’80%. Unica eccezione nel panorama del nord Italia preso in esame è costituita dal Veneto, in cui gli imprenditori laureati impegnati nell’agricoltura 4.0 sono il 47%, mentre i laureati con indirizzo agrario rappresentano solo il 29%.
Le dimensioni dell’azienda
Di rilievo, per l’adozione di soluzioni 4.0, è la dimensione aziendale: “maggiore è la dimensione dell’azienda agricola e maggiore è la probabilità di adottare soluzioni di agricoltura 4.0”. “Nel caso della Lombardia – rivela la ricerca – tutte le classi sono caratterizzate da una maggiore incidenza, rispetto al campione generale, di aziende agricole che hanno scelto di adottare soluzioni di agricoltura 4.0. Incidono in particolare le grandissime superfici e le micro aziende. Nel caso del Piemonte e dell’Emilia Romagna sono invece le sole aziende grandi quelle che hanno una percentuale più alta per quanto riguarda la scelta di mettere in pratica soluzioni innovative. Nel caso del Veneto sono invece le aziende di medie dimensioni quelle che hanno un incremento maggiore”.
I comparti
Il cerealicolo è il settore con le più alte percentuali di aziende che abbracciano l’agricoltura 4.0: 73% in Lombardia, 72% in Piemonte, 67% in Emilia Romagna, 65% in Veneto. Spicca anche quello zootecnico, con percentuali più alte rispetto al campione generale nel caso di Lombardia (64%) e Piemonte (54%). Nell’adozione di soluzioni digitali 4.0 per il vitivinicolo, in Veneto e Piemonte (rispettivamente, 47% e 35%) le percentuali sono alte, mentre l’Emilia Romagna è sotto la media (21%). Nell’orticolo sono Emilia Romagna (80%) e Lombardia (67%) a trainare, mentre il Veneto si ferma al 40%, poco sotto il dato generale (47%).
La regione più innovativa
Nel complesso, Lombardia, Piemonte ed Emilia Romagna sono in linea con le percentuali di aziende agricole che hanno adottato soluzioni di agricoltura 4.0 nel campione generale (55% il dato italiano). Risalta il caso della Lombardia (68%), che si discosta nettamente dal resto d’Italia e in cui l’innovazione è ormai pratica comune. A seguire, Piemonte (62%), Emilia Romagna (55%). Di poco sotto la media generale è il Veneto (51%). E mentre dimensioni aziendali, titolo di studio a indirizzo agrario e appartenenza al cerealicolo come settore prevalente “sembrano sempre essere associati a una maggiore probabilità di adottare soluzioni di agricoltura 4.0 – conclude la ricerca –, dall’altro non possiamo trarre delle conclusioni di carattere generale dall’analisi delle altre variabili, che potrebbero trovare un significato maggiore più a livello regionale che a livello nazionale, dove le specificità di ciascuna regione sono necessariamente smorzate”.