IL NUOVO BILANCIO UE 2021-2027: impatti molto forti sul capitolo agricolo

IL NUOVO BILANCIO UE 2021-2027: impatti  molto forti sul capitolo agricolo
ll 2 maggio scorso il Presidente della Commissione europea Juncker ha presentato le proposte ufficiali per il bilancio pluriennale che copre i sette anni compresi tra il 2021 ed il 2027. Come è chiaramente emerso nelle precedenti occasioni, la mossa dell’Esecutivo comunitario è di fondamentale importanza non solo per conoscere quali saranno le disponibilità finanziarie per attuare i diversi interventi della Politica agricola comune (PAC), ma anche per capire come sarà modificata la politica di sostegno a favore del settore primario, negli obbiettivi, negli strumenti e nelle modalità di funzionamento (architettura).
I vari documenti che accompagnano il quadro finanziario pluriennale contengono anche le fondamentali linee politiche alle quali la PAC futura dovrà allinearsi, tenendo conto delle finalità generali e della strategia dell’Unione europea.
Del resto non bisogna aspettare molto tempo per vedere come la Commissione di Bruxelles intende intervenire nei meccanismi della PAC, perché nei primi giorni del prossimo mese di giugno, il Commissario all’agricoltura Hogan provvederà a pubblicare le proposte legislative settoriali, le quali peraltro sono già circolate in bozza, consentendo agli addetti ai lavori di percepire la direzione e l’entità del cambiamento.
Prima di addentrarci nei dettagli, è necessario evidenziare come le proposte della Commissione sulle future finanze Ue rappresentino l’atto iniziale di un percorso politico che vedrà coinvolti anche il Consiglio ed il Parlamento europei e che richiede diversi mesi prima di giungere ad un accordo definitivo.
A giudicare dalle reazioni che si sono registrate dopo il 2 maggio, il negoziato non sarà agevole, perché la maggior parte degli Stati membri e diversi autorevoli esponenti del Parlamento europeo hanno prontamente manifestato la loro insoddisfazione e chiesto che siano introdotte importanti modifiche.
Uno degli aspetti maggiormente contestati è proprio il capitolo riguardante il bilancio agricolo che, come è stato ampiamente illustrato nelle ultime settimane, è oggetto di un ridimensionamento che secondo la Commissione europea è piuttosto limitato (circa il 5%), mentre per gli Stati membri e per le Organizzazioni agricole è giudicato eccessivamente severo e non in linea con le necessità di un settore in rapida trasformazione che avrebbe bisogno di più tutele e di maggiore attenzione per affrontare i numerosi aspetti critici (apertura dei mercati, aumento del rischio climatico, ricambio generazionale, innovazione tecnologica, sicurezza alimentare, biodiversità e sostenibilità).
In particolare, quando si considerano i dati a valori correnti e cioè quelli che non tengono conto dell’inflazione, la riduzione dello stanziamento a favore dell’agricoltura è quantificabile tra il 4 ed il 5%, come dichiarato dagli esponenti della Commissione europea e confermato anche da analisi indipendenti. Il discorso cambia completamente quando si calcola la spesa agricola programmata a valori costanti, riferendo gli importi del periodo settennale all’anno di riferimento 2018 ed eseguendo tale operazione ipotizzando un tasso di inflazione annuo del 2%.
Autorevoli analisti (Alan Matthews, Farm Europe) hanno eseguito tale valutazione, giungendo a conclusioni univoche che possono essere così sintetizzate:
- La riduzione dello stanziamento per l’intera PAC, considerando come anni di riferimento il 2020 (ultima annata del settennio di programmazione in corso) ed il 2027 (anno conclusivo del periodo settennale 2021-2027) è pari al 15%;
- Per quanto riguarda il capitolo dei pagamenti diretti e delle misure di mercato il taglio del budget agricolo è quantificato all’11%;
- La riduzione dello stanziamento di impegno per il secondo pilastro della PAC è invece più consistente e si attesta intorno al 25%.
Alla luce di questi dati, emerge una situazione critica per il settore agricolo che nel 2027 perderà un euro ogni sei stanziati nell'ultima annata del periodo di programmazione 2014-2020.
La Commissione europea ritiene tuttavia che non ci saranno forti sacrifici a carico degli agricoltori perché buona parte del taglio dei fondi comunitari alla politica di sviluppo rurale sarà recuperato attraverso l’incremento dell’aliquota di cofinanziamento nazionale. Mentre la riduzione che interessa i pagamenti diretti e gli interventi di mercato potrebbe essere parzialmente riassorbita, attraverso un impegno degli Stati membri, per mezzo di risorse recuperate dai bilanci nazionali, con interventi sotto forma di aiuti di Stato.
Queste sono le prime considerazioni a caldo che emergono, ma che non sono del tutto convincenti, perché non è detto che gli Stati membri accettino di aumentare la percentuale di cofinanziamento nazionale e, soprattutto, è da verificare la volontà dei Paesi membri di rendere disponibili ulteriori risorse attraverso il regime degli aiuti di Stato.
In mancanza di tali disponibilità politiche, diventa concreto il rischio di un forte impatto finanziario delle proposte della Commissione europea a carico della PAC. E la situazione potrebbe ulteriormente peggiorare qualora dovesse prevalere nel corso del negoziato la volontà dei Paesi membri di abbassare il bilancio dell’Unione europea, per conseguire dei risparmi. In tal caso, non sarebbero da escludere ulteriori riduzioni a carico del bilancio agricolo.
Come si è detto, i documenti presentati dalla Commissione europea lo scorso 2 maggio non contengono solo aride cifre, ma indicano quali sono gli orientamenti, le strategie e le scelte politiche  di lungo periodo ed in tale contesto si ricavano interessanti spunti per anticipare come sarà la riforma della PAC. 

Milkcoop

via Torino, 146
00184 Roma
Tel. 06-84439391
Fax 06-84439370