La sicurezza alimentare non è in cima alle preoccupazioni per gli europei, anche se in quasi tutti i paesi Ue emergono con la stessa frequenza alcuni timori legati all’uso improprio degli antibiotici, ormoni e steroidi negli animali da allevamento (44%), residui di pesticidi negli alimenti (39%) e additivi alimentari (36%). Per quanto riguarda la panoramica generale, due europei su cinque s’interessano attivamente alla sicurezza degli alimenti e solo uno su cinque afferma di ritenerla la preoccupazione principale nello scegliere il cibo. Sono alcuni dati emersi da un nuovo sondaggio Eurobarometro curato dall'Efsa, 10 anni dopo quello precedente. “I risultati di questo studio dimostrano che gli europei hanno un alto livello di conoscenze sui temi di sicurezza alimentare e ci tengono a ciò che mangiano. Ciò ci motiva ancora di più a proseguire nella nostra opera di garantire che i nostri elevati standard siano mantenuti e cercare di raggiungere modelli produttivi e di consumo più sostenibili” ha dichiarato Vytenis Andriukaitis, commissario europeo per la salute e la sicurezza alimentare. Il sondaggio del 2019 è stato sviluppato in collaborazione con gli Stati membri dell’UE per recepire nuovi punti di vista e garantire un contatto più ravvicinato con i cittadini.
I consumatori italiani
Un primo importante dato che emerge è che gli italiani, in prima analisi, non si preoccupano personalmente di informarsi sui temi di sicurezza alimentare (meno del 20% della popolazione, rispetto alla media europea che supera il 40%). Tuttavia, quando acquistano i prodotti alimentari, sono molto sensibili al tema e valutano se un certo cibo è soggetto o meno a qualche rischio di sicurezza alimentare. Altro elemento chiave è l’origine degli alimenti (per più del 60% dei rispondenti, rispetto ad una media europea intorno al 50%). Sono presi in considerazione anche il sapore, i valori nutrizionali e il costo. Non trascurabile infine il driver dell’eticità, cioè, a parità di altre condizioni vengono considerati aspetti legati ai principi sociali e etici, come il tema della sostenibilità, del benessere animale, ecc.) Infine, un altro interessante elemento riguarda gli strumenti maggiormente impiegati dai consumatori, e degni di maggior fiducia, in cui reperire informazioni sul tema della sicurezza alimentare.
Emerge che, coerentemente con la media europea, il canale televisivo rimane predominante. A seguire, per gli italiani, assumono poi uguale attenzione le ricerche fatte su internet, gli articoli letti su giornali e riviste (non specialistiche) e le opinioni di familiari e amici. Questo è un dato molto importante e che fa capire bene tutto il fenomeno delle fake news e della loro diffusione. Gli italiani si fidano molto di fonti che non sono però scientificamente affidabili e validabili. Solo una minima parte (tra il 10% e il 15%) si affida anche a articoli su riviste di settore o risultati e informazioni di eventi e conferenze specifiche.Da notare che la figura del medico, nutrizionista, dietologo rappresenta una fonte più affidabile in Italia rispetto alla media europea.